Pantelleria scopre all’improvviso i numerosi casi di violenza che continuano ad essere oggetto delle testimonianze che ci stanno arrivando.
Oltre alle violenze fisiche, però, ci sono quelle psicologiche che non mostrano lividi e escoriazioni, ma comunque uccidono lentamente
di Gina Addolorato
A volte alcune voci fanno chiasso, e chiasso sia, se serve a portare a conoscenza della comunità pantesca storie a noi ignote.
Arrivano alla nostra Redazione lettere da donne che hanno vissuto l’esperienza di avere accanto uomini padroni, non uomini innamorati.
Racconti di scene di violenza anche con minori presenti, donne finite in ospedale che hanno trovato però il coraggio di denunciare, donne allontanate dall’isola nell’attesa di una giustizia italiana lenta.
Queste donne hanno avuto dei referti medici e delle testimonianze importanti per poter denunciare, ma provate a pensare a quella fascia di donne che subiscono invece delle violenze fisiche, le violenze psicologiche.
Ce ne sono e non sono poche.
Molte volte sono costrette a stare a casa, non avere rapporti famigliari e non avere amicizie, anzi per strada costrette a non alzare lo sguardo e dover far finta di non conoscere nessuno, così da evitare le molteplici discussioni tra le mure domestiche.
Convinte dal martellare dei suoi insulti di non valere niente, di essere inutili, di essere fastidi che lui fa il sacrificio di sopportare. E alla fine se ne convincono. Come si convincono che è colpa loro se vengono punite, se vengono prese a calci e a pugni, perché certamente avranno fatto qualcosa per offenderlo, per meritarlo.
Insomma, il più delle volte devono annullare la propria identità per essere solamente ‘quella che LUI vuole’.
Ebbene per queste vittime non ci sono referti né tantomeno testimoni, perché avvengono in privato quando nessuno può ascoltare e nessuno può vedere i tratti del viso di LUI che cambiano, inferociti.
Nessuna denuncia, quindi, nessun aiuto, ma solo sopportazione di un dolore che non può avere voce.
Queste donne dilaniate psicologicamente, sole, come possono uscire dal loro incubo? Che aiuti possono avere? Anche a queste domande, lo Stato deve trovare delle risposte.
Sono nata a Pantelleria e di professione faccio la house manager e la chef per passione. Mi piace scrivere perché penso che l’informazione va portata a conoscenza di tutti e tante volte aiuta molto le persone, soprattutto nel sociale. Mi piace mettermi a disposizione per gli altri perché mi fa stare bene con me stessa.