Il discorso della Consigliera Comunale Nadia Ferrandes alla Marcia Silenziosa: “Ritroviamo il significato di comunità”
Oggi voglio parlare a tutte i bambini e le bambine che sono in noi…quelle che credono ancora nelle favole, quelle favole che ci hanno insegnato che tutto si può sistemare…ma alle volte ammettere che non va non è per forza un fallimento, rimanere nelle situazioni tossiche lo è.
Da mamma di figli maschi oggi ho il dovere verso la comunità di creare uomini migliori…non facciamo finta di niente non voltiamoci dall’altra parte ma parliamone e sensibilizziamo i nostri figli su questi argomenti così che domani non riaccada.
Oggi bisogna trasformare tutto questo dolore in un’azione concreta, nessuno di noi ha una bacchetta magica, ma chi come me ha dato la propria disponibilità a rappresentare le esigenze della nostra comunità, ha il dovere di impegnarsi affinché tutto ciò non riaccada.
La nostra comunità ha la fortuna di essere una realtà a dimensione d’uomo, non ci sono grandi numeri, uno sforzo comune si può e si deve fare.
Nessuno di noi ha la presunzione di credere che tutto sarà sistemato, ma abbiamo l’obbligo già da domani di buttare giù le fondamenta di una vera casa comunale, una casa che sappia prestare attenzione a tutti i membri della comunità.
Per questo in primis da consigliera, ma ritengo di poter parlare a nome di tutti, sia essa maggioranza o minoranza, che ci impegneremo sin da subito, affinché tramite tutti gli strumenti come commissioni, consiglio comunale, giunta, tutte le risorse umane ed economiche, insomma ogni risorsa possibile, venga impegnata affinché l’ennesima Vita sottratta a questa comunità, non resti solo il frutto di un malessere sociale, ma diventi la scintilla per una vera comunità.
Noi abbiamo da troppo tempo dimenticato quale sia il significato di comunità.
Abbiamo dimenticato quali siano i valori che regolavano la vita di questa comunità.
Il mutuo soccorso, era la base della nostra comunità, la comunità dei nostri nonni, una comunità che ha fatto di questo caposaldo la sua forza.
Gli stessi circoli, di cui oggi rimane solo “il ballo” erano il luogo dove le famiglie si riunivano, dove i problemi si evidenziavano.
Il lavoro nei terreni era frutto di mutuo soccorso, oggi da me, domani da te.
Il profitto fine a se stesso non crea ricchezza, o meglio crea quella ricchezza che oggi ce l’hai e domani no.
Non voglio che, anche questa volta tutto scivoli nel “a noi non può succedere”.
Non è una serranda chiusa o socchiusa che può smuovere le coscienze, sono le azioni che fanno la differenza.
Tante volte sono successi episodi simili, troppi suicidi, troppa violenza, troppo menefreghismo.
Una piccola comunità come la nostra, si deve attivare.
Un’amministrazione che vuole dimostrare di essere diversa, un’amministrazione che vuole ripartire, deve avere la forza e il coraggio di decidere quale meta raggiungere.
Servono azioni concrete, non siamo una grande città come Milano, qui i problemi, le difficoltà si conoscono bene, e si devono affrontare.
Serve un osservatorio comunale che attenzioni la comunità, servono risorse destinate a tutti questi casi.
Non abbiamo quartieri dove la polizia non accede, abbiamo poche condizioni di degrado sociale, dove cmq rimane ancora la realtà di chi affronta le difficolta con dignità.
Possiamo ancora intervenire, andando contro corrente, contro la perdita di quei valori che la società esterna alla nostra isola, difficilmente riuscirà a recuperare.
Il rosso che oggi vestiamo non è solo simbolo di sangue per le atrocità subite, ma è un cuore che batte e che ha il diritto di continuare a Battere.
Oggi il mio pensiero va alla famiglia di Annalisa:la figlia Cristina che ha saputo sollevare il suo animo, Giada che è rimasta accanto alla mamma fino all’ultimo giorno, Ilaria e Denise che si stanno prendendo cura di Anthony uno splendido bambino, onesto ed intelligente, a Giovanni che sta affrontando la sua battaglia con una grande dignità e a Sergio uomo, padre e marito meraviglioso, collante della sua famiglia.
Vorrei anche fermarmi un attimo a ricordare Rossana Belvisi nostra compaesana anch’essa vittima di femminicidio.
Tutto questo per non dimenticare, per non dimenticarle.
Nadia Ferrandes
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