Caterina D’Aietti riceve un altro riconoscimento per la poesia in pantesco “Lu Velu” al Premio Nazionale della Poesia Nino Ferraù. Ecco il racconto di una full immersion nella poesia
di Lucia Boldi
Un Intercity parte da Nettuno in provincia di Roma: seduta nelle poltrone di velluto c’è Caterina D’aietti, poetessa di Pantelleria, residente a Le Ferriere.
Un regionale che si ferma in ogni paesino parte da Palermo e nelle poltrone in appiccicosa similpelle ci sono seduta io. Entrambi i treni sono diretti a Capo d’Orlando. Ci incontremo lì per andare insieme, io e Caterina, a Galati Mamertino, sede del Premio Nazionale della Poesia Nino Ferraù, edizione del centenario, patrocinato dal Comune di Galati Mamertino con il contributo dell’ Ars e della BCC della Valle del Fitalia.
È un onore per me accompagnare la poetessa e poter dare uno sguardo da vicino, anzi, da molto vicino, al mondo dei poeti. Un mondo visionario, pieno di bellezza e di emozioni. I poeti lavorano nel silenzio, sgranando le sofferenze o le gioie del cuore. Hanno un filo diretto con gli Dei che concedono loro di scrivere non umane parole, ma brividi, carezze, certe volte morsi dolorosi, altre abbracci amorevoli. Sono sognatori, passionali, esseri speciali.
La serata della premiazione, sabato 14 ottobre, è all’Incubatore dei Nebrodi, una grandissima struttura moderna appena un po’ fuori dal centro di Galati Mamertino.
Sono presenti tantissime persone, la sala è gremita. L’organizzazione, gestita dal direttore artistico Cristiano Parafioriti e da Calogero Emanuele, presidente del Comitato organizzatore è perfetta.
Riconosco a occhio nudo un poeta da un non-poeta: da un farfallino un po’ storto come quello del giovanissimo poeta Marco Pruiti Ciarello, 20 anni, look da intellettuale made in Japan, capelli neri lisci e lunghi, riga centrale, magro ed elegantissimo nel suo smoking, o da una messa-in-piega bionda e piena di carattere come quella di Mariella Cirafici, poetessa di Santa Flavia chic e raffinata. Elegante il cache-col chic annodato in modo creativo del poeta Pietro Barbera, ideatore del quaderno poetico da portare nelle scuole per sensibilizzare i giovani contro le guerre, originale il dettaglio del grande fiore stilizzato di piume nere di Caterina D’aietti.
197 le poesie inviate alla giuria del Premio, da tutte le parti d’Italia e anche dall’estero.
Sul palco, oltre al giovane presentatore Raffaele Valenti, capo redattore di Antenna del Mediterraneo, anche il sindaco Vincenzo Amadore, soddisfatto di una così intensa partecipazione, i bravissimi Gianni Di Giacomo e Gabriella Campochiaro.
Seduto in prima fila, oltre a giornalisti, notabili del paese e presidenti di associazioni culturali, anche il fratello del poeta Nino Ferraù, l’ingegnere Pippo, 94 anni, felice di questa serata culturale in ricordo dell’amato fratello e illustre Poeta indimenticato di Galati Mamertino.
Sfilano sul palco i premiati. Caterina D’aietti con la sua poesia in dialetto pantesco “Lu velu” vince il terzo premio ex aequo con Giovanni Macrì di Trapani (Lu dialugu), per la migliore poesia in vernacolo.
Il direttore artistico Cristiano Parafioriti ha così motivato la scelta della Giuria: “La poesia Lu velu di Caterina D’Aietti è la straziante raffigurazione del lutto di una madre che ha perso il figlio, e scivola in versi brevi e dolorosi. Il nero del velo e dell’angoscia domina cupamente il testo, le parole feriscono come strali amari, anche le urla sono “vuciare senza vuci” il ricorrere cadenzato alla figura de “lu velu niviro” è stata gemma sottile e azzeccato, poiché attrae magneticamente il lettore e lo incastra nell’empatia della sofferenza.”
La poetessa pantesca ha letto la sua poesia, e da amante dell’isola di Pantelleria mi sono sentita orgogliosa e commossa che portasse il dialetto isolano su un palco nazionale.
Secondo e primo premio, sempre per la poesia in vernacolo, aggiudicati rispettivamente a Gabriele Ruggeri di Teramo e a Cinzia Pitingaro di Castelbuono.
Primo premio poesia in italiano a Melania Rossello con la lirica “La vecchia dimora” secondo posto a Roberto Colonnelli con “Crisalide d’argento” e terzo a Pietro Barbera con “Ad un soffio dalla vita”.
14 in tutto le poesie premiate, compreso gli speciali Premio Donne Emancipazione e Libertà – Centro Antiviolenza Pink Project vinto da Pinella Venuti Bonanno e da Teresa Vario, il premio NoLimits- Al di là del muro per l’inclusione sociale- vinto da Laura Russo con la struggente lirica sull’autismo dal titolo “Geloso Compagno”, il premio Casa Paterna assegnato a Nunzia Baglio per la sua “Le parole che non ti ho detto”. Il premio per il poeta più giovane in concorso è andato a Marco Pruiti Ciarello, 20 anni, di Castell’Umberto (Me). A Carmela Emanuele è andato il premio Sturnellu da Cirasa e a Mariella Cirafici il prestigioso premio Salvatore Carnevale per la poesia “Lu carabbineri”
Sembra solo un elenco di titoli e di nomi, ma ascoltare le loro liriche, entrare nel mondo incantato della poesia, dove ogni parola graffia, ogni rima sanguina di dolore o sfarfalla di gioia, può rigenerare lo spirito di chi ascolta.
La serata si è conclusa con una deliziosa cena offerta dall’Organizzazione del Premio alla Trattoria Donna Santina. Quattro lunghi tavoli per accogliere i poeti. Anche lì ho continuato a sentirmi immersa nell’accogliente bozzolo della poesia: un’armonia di sapori per lo sciusceddu messinese, il pollo schiacciato alla brace, gli involtini e la pizza con i porcini, mentre l’oste, Francesco Federico ‑che ho subito riconosciuto essere un poeta per i suoi baffi all’insù e la montatura iconica degli occhiali- decantava le sue opere drammaturgiche e letterarie. Al tavolo con me e Caterina D’aietti, una deliziosa coppia: Carlo Mastroeni, del Comitato organizzativo del premio Ferraù e curatore del Parco Letterario Salvatore Quasimodo a Roccalumera e la frizzante moglie Angela Patti. Una splendida cena fra aneddoti e racconti sulla vita del grande poeta Quasimodo.
Una full immersion nella poesia. Persino i sogni della notte mi sono sembrati sbiaditi dopo una serata come questa.
Un applauso al Comune di Galati Mamertino, alle montagne incantate che lo circondano, all’altissimo livello della competizione e al perfetto svolgimento della serata, frutto di un’attenta e studiatissima organizzazione.
Lucia Boldi, nata a Palermo nel 1961, ama definirsi una collezionista di storie e di emozioni. Da giovanissima ha firmato articoli di attualità per il giornale L’Ora. Negli anni ottanta, nella storica via Libertà, ha aperto una boutique, diventata presto luogo di nicchia per le appassionate di moda. Per quasi quarant’anni ha ricercato la bellezza nei vestiti e fatto emozionare tante donne grazie alla linea ardita di un abito, alla consistenza eterea di un caftano in seta o alla forma originale di una collana. Quando la moda ha smesso di darle il batticuore, ha scoperto che con la penna poteva ricreare lo stesso incanto. Scegliere le collezioni o scrivere libri sono due attività che, a suo dire, si somigliano: si tratta sempre di esprimere la propria personalità e i propri sentimenti, anche se in maniera diversa. Cucurummà è il suo romanzo d’esordio.