Sembra che alcuni commercianti di Borgo Italia abbiano fatto ricorso contro il Waterfront. Sei mesi dopo la possibilità di fare osservazioni e non si capisce a quale scopo se non a far rimanere Pantelleria sempre più indietro e più dequalificata
Sono a rischio i lavori di riqualificazione del Waterfront di Pantelleria? Questo sembrerebbe, leggendo una delibera di Giunta approvata proprio ieri che ci informa che lo scorso 30 ottobre ‘qualcuno’ ha presentato ricorso contro la Delibera di Consiglio Comunale del 24 aprile, 6 mesi fa, che approvava il progetto definitivo dei lavori del Waterfront.
Se ai più può sembrare un cavillo amministrativo, la verità che si cela dietro questo ricorso è il tentativo di bloccare un progetto già approvato e finanziato dal Ministero delle Infrastrutture, per il quale Pantelleria è stata elogiata su tutti i media nazionali, e in sostanza significa che il Comune di Pantelleria dovrebbe restituire ben 14,7 milioni di euro già ottenuti per il progetto.
L’unico progetto, ricordiamolo, che mira a riqualificare tutto il capoluogo lungo la banchina, non solo per renderlo più bello ed accogliente, ma anche per dotare Pantelleria centro di sottoservizi (fogne, scarichi, tubature, ecc.) finalmente civili.
Nella Delibera i nomi dei proponenti il ricorso sono coperti da “omissis”, ma da voci di corridoio sembra che si tratti di alcuni esercenti di Via Borgo Italia. Non è chiaro a che titolo abbiano proposto il ricorso, quali siano le ragioni e, soprattutto, come si possa chiedere al TAR l’annullamento di un atto approvato sei mesi prima.
Se ne sono accorti presto che non era di loro gradimento!
Fatto sta che così facendo si mette a rischio l’esecuzione dei lavori che darebbero un nuovo volto alla zona del lungomare.
Un po’ di storia…
L’idea di riqualificare il Waterfront inizia nel 2009, quando il Comune di Pantelleria in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali, il Ministero dello Sviluppo Economico e la Fondazione La Biennale di Venezia pubblicarono un concorso di progettazione per la riqualificazione delle aree del lungomare.
Le idee progettuali dovevano tener conto della pianificazione vigente: Prg, Piano Particolareggiato del centro storico, Piano Paesistico, Piano della mobilità sostenibile, ovviamente.
Bisognava prevedere, tra le altre cose, la demolizione del palazzo verde adiacente al Castello, il recupero delle aree lasciate libere dalla delocalizzazione dei distributori di carburante prevista dal suddetto Prg, la realizzazione ex novo di fognature, rete idrica, cavidotti elettrici e telefonici.
Tra tutti i progetti presentati, la commissione dichiarò vincente quello proposto dallo Studio NuvolaB di Firenze. Successivamente l’Amministrazione comunale ha affidato allo stesso studio la redazione del progetto preliminare e definitivo.
Dopo vari anni, la Giunta Campo è riuscita finalmente a trovare i fondi necessari alla realizzazione dell’opera nel 2019, 10 anni dopo l’ideazione del progetto, e il 29 aprile scorso c’è stata l’approvazione dei lavori da parte del Consiglio Comunale.
Adesso, dopo sei mesi, qualcuno è uscito dal letargo e contesta tale delibera, arrivando a chiederne l’annullamento al TAR.
Eppure, nel frattempo il progetto è stato pubblicato sull’Albo Pretorio, come prevede la procedura, ed è stata data a tutti i cittadini la possibilità di presentare osservazioni e/o obiezioni. Da quanto ci risulta, nessuna osservazione o obiezione è stata presentata entro i termini e, addirittura, i proprietari delle unità del palazzo verde, l’unico spazio di proprietà privata interessato dai lavori, non si sarebbero opposti, accettando quanto proposto dal Comune.
Quindi perché arrivare ad un ricorso al TAR dopo non aver presentato osservazioni entro i termini?
Quale fastidio o quale danno possono produrre dei lavori che servono a riqualificare gli spazi pubblici del Waterfront e che si prefiggono di risolvere alcuni problemi atavici che interessano quelle aree, giusto per citarne uno, la fuoriuscita periodica di reflui dalla rete fognaria, evidentemente vecchiotta, che crea disagi agli stessi esercenti di via Borgo Italia, compresi quelli che avrebbero proposto ricorso?
Dovrebbe essere lampante che gli esercenti saranno i principali beneficiari dei lavori di riqualificazione delle aree pubbliche in cui sorgono le loro attività. Basta vedere il modo in cui le attività commerciali sono rinate a Palermo, nella zona del Centro storico, a seguito della pedonalizzazione o ciò che sta succedendo con la riqualificazione del molo trapezoidale.
Negli ultimi due anni diverse attività a Borgo Italia hanno dovuto abbassare le saracinesche perché ormai quella zona non è più vivibile e attrattiva. Si preferisce andare nei locali delle Contrade, in specie Scauri, piuttosto che restare in centro. E poi basta fare una passeggiata di domenica, per vedere la desolazione in cui verte tutto il lungomare.
Come si può pensare di invogliare qualcuno a sedersi ad un tavolino all’aperto per fare colazione o per l’aperitivo mentre gli passano accanto auto e mezzi pesanti che scaricano fumi tossici o motorini smarmittati che fanno perdere l’udito e la pazienza?
Come si può pensare di invogliare i turisti a venire a Pantelleria quando la prima cosa che vedono dal traghetto è un lungomare degradato?
Come si può pensare di valorizzare le attività e gli immobili se non si riqualificano gli spazi pubblici che gli stanno intorno, creando passeggiate, boschetti urbani, parchi gioco per bambini, solarium dove poter prendere il sole?
Come si può pensare di recuperare gli immobili demaniali abbandonati se non integrandoli in un progetto di riqualificazione globale?
Ma soprattutto, questi geni, hanno mai visitato una marina, un centro storico, un lungomare delle isole o delle città costiere nel Mediterraneo dove si ha sempre il pieno di turisti? I modelli Malaga o Capri ci fanno proprio ribrezzo?
Qualcuno si azzarda persino a dire che il lungomare va lasciato così perché è quello originale, antico, da non stravolgere. Eppure del lungomare originale oggi non c’è che l’antico molo Policardo, basta guardare le foto d’epoca per accorgersene. A Pantelleria si è arrivati a considerare ‘antichi’ persino i ciottoli dei vicoli messi negli anni 80 e 90. Segno che per alcuni la concezione di antico è decisamente stravolta.
La questione ora è una: a fronte delle continue lamentele che i panteschi per primi fanno di un centro brutto, con pochi spazi per i cittadini e per i più piccoli, con niente verde, con sottoservizi da terzo mondo, quale sarebbe la soluzione dei promotori del ricorso? Lasciare tutto così per poter continuare a lamentarsi e far morire definitivamente il centro? Quale deve essere il modello di sviluppo di quest’isola? Beirut bombardata degli anni 80?
Queste sono alcune domande a cui dovrebbero rispondere i proponenti del ricorso dopo aver spiegato a tutti i panteschi il motivo per cui, dopo aver taciuto per tanti anni, se ne escono con un atto che, se accolto, condannerà il centro di Pantelleria a restare nello stato in cui versa, più simile alla Beirut anni 80 che alla Malaga o alla Capri dei giorni nostri.
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