Pantelleria: 9 giornalisti siciliani morti per mafia nei ricordi di Saga

Pantelleria: 9 giornalisti siciliani morti per mafia nei ricordi di Saga

19/06/2024 0 Di Francesca Marrucci

Un commosso ricordo dei giornalisti siciliani uccisi dalla mafia, portato da Salvatore Gabriele al Centro Giamporcaro

di Fran­ce­sca Marrucci

Lune­dì 17 giu­gno scor­so, pres­so il Cen­tro Cul­tu­ra­le Vito Giam­por­ca­ro di Pan­tel­le­ria, il gior­na­li­sta Sal­va­to­re Gabrie­le, noto con lo pseu­do­ni­mo Saga, così come si fir­ma su Il Gior­na­le di Sici­lia, ha pre­sen­ta­to alcu­ne sli­des che rias­su­me­va­no in bre­ve la mostra cura­ta dal gior­na­li­sta Fran­co Nica­stro e la Fon­da­zio­ne Ila­ria Alpi, in col­la­bo­ra­zio­ne con l’Or­di­ne dei Gior­na­li­sti di Sici­lia e Asso­stam­pa, sui gior­na­li­sti sici­lia­ni ucci­si dal­la mafia, men­tre por­ta­va­no avan­ti le loro inchie­ste. La mostra attual­men­te è ospi­ta­ta pres­so la sede del­l’Or­di­ne sici­lia­no, una vil­la seque­stra­ta alla mafia.

Il ricor­do di que­sti 9 gior­na­li­sti, Sal­va­to­re Gabrie­le lo ha fat­to da col­le­ga, non nascon­den­do alcu­ni momen­ti inten­si di com­mo­zio­ne, aggiun­gen­do alla bio­gra­fia uffi­cia­le di tan­ti, i suoi ricor­di, i momen­ti tra­scor­si insie­me, le ulti­me con­ver­sa­zio­ni intercorse.

È così che alle foto e ai tito­li di gior­na­le che appa­ri­va­no sul­lo scher­mo, trat­te dai pan­nel­li del­la mostra del­l’Or­di­ne e rie­la­bo­ra­te e orga­niz­za­te dal­l’a­mi­co Ser­gio Mino­li, attra­ver­so le voci, tut­te fem­mi­ni­li, del­le sue col­la­bo­ra­tri­ci, si è rac­con­ta­ta la sto­ria di otto uomi­ni e una don­na che sono con­si­de­ra­ti oggi, a tut­ti gli effet­ti, ‘Testi­mo­ni di veri­tà’, come dichia­ra­va espres­sa­men­te il tito­lo del­l’i­ni­zia­ti­va. Pre­sen­ti anche il Sin­da­co Fabri­zio D’An­co­na e l’As­ses­so­re Bonì.

I 9 gior­na­li­sti che han­no per­so la vita per mano mala­vi­to­sa era­no: Cosi­mo Cri­sti­na, Mau­ro De mAu­ro, Gio­van­ni Spam­pi­na­to, Pep­pi­no Impa­sta­to, Mario Fran­ce­se, Giu­sep­pe ‘Pip­po’ Fava, Mau­ro Rosta­gno, Bep­pe Alfa­no e Maria Gra­zia Cuto­li, que­st’ul­ti­ma ucci­sa non dal­la mafia, ma dal fron­te di guerra.

A leg­ge­re le vite e le mor­ti dei pro­ta­go­ni­sti si sono alter­na­te Gio­van­na Fer­luc­ci, Giu­lia­na Raf­fael­li, Anna Sac­co, Anna Rita Gabrie­le, Pre­si­den­te del Cen­tro Giam­por­ca­ro e Ange­la Puc­ci, moglie di Sal­va­to­re. Un’i­ni­zia­ti­va che si col­lo­ca, tra le altre, anche nel­le cele­bra­zio­ni del 50imo anni­ver­sa­rio del­la nasci­ta del pri­mo gior­na­le loca­le di Pan­tel­le­ria, il Pan­te­co, la cui sto­ria pro­se­gue con la testa­ta Pan­tel­le­ria Inter­net, diret­ta dal­lo Stes­so Sal­va­to­re Gabriele.

Tra i ricor­di più com­mo­ven­ti cita­ti dal gior­na­li­sta, l’ul­ti­ma tele­fo­na­ta con Mau­ro Rosta­gno poco pri­ma che lo assas­si­nas­se­ro, la vol­ta in cui Pep­pi­no Impa­sta­to andò a chie­de­re come si pote­va inso­no­riz­za­re la stan­za da cui tra­smet­te­va Radio Aut e il rap­por­to con De Mau­ro.

Tra tan­te sto­rie fini­te male, però la con­clu­sio­ne del­l’in­con­tro è sta­ta affi­da­ta a quel­la fini­ta bene del gior­na­li­sta Gian­ni Lo Mona­co, che riu­scì a scam­pa­re ad un atten­ta­to di mafia per pochi minu­ti, per­ché chi dove­va riven­di­car­lo al gior­na­le, fece la tele­fo­na­ta pri­ma che i sica­ri giun­ges­se­ro a casa sua, dan­do il tem­po alla Reda­zio­ne di avver­tir­lo e scappare.

ULTERIORI NOTIZIE SULLA MOSTRA:

Inaugurata a Strasburgo la mostra “Testimoni di verità”, dedicata ai giornalisti uccisi dalla mafia. Una mostra curata dal giornalista e consigliere dell’Odg Sicilia Franco Nicastro, presente insieme al presidente Roberto Gueli e al vicepresidente Salvatore Li Castri.

La mostra – che ricor­da anche Maria Gra­zia Cutu­li, «ucci­sa per­ché cer­ca­va la veri­tà» – è sta­ta orga­niz­za­ta dall’Ordine dei gior­na­li­sti Sici­lia insie­me all’ufficio del Par­la­men­to euro­peo in Ita­lia, con la col­la­bo­ra­zio­ne dell’europarlamentare Dino Giar­rus­so. L’inaugurazione di “Testi­mo­ni di veri­tà” è giun­ta a mar­gi­ne di una gior­na­ta, in cui, al Par­la­men­to euro­peo, si è dibat­tu­to in meri­to alla leg­ge sul­la liber­tà di stampa.

All’inaugurazione del­la mostra è giun­to il salu­to da par­te di Rober­ta Metso­la, pre­si­den­te del Par­la­men­to euro­peo, che ha rin­gra­zia­to l’Ordine per l’evento «che ono­ra la memo­ria e il sacri­fi­cio di tut­ti i gior­na­li­sti sici­lia­ni ucci­si dal­la mafia».

Duran­te il suo inter­ven­to, la pre­si­den­te Metso­la ha ricor­da­to Gio­van­ni Fal­co­ne e Pao­lo Bor­sel­li­no. «Han­no fat­to tre­ma­re i cor­rot­ti, i diso­ne­sti, i medio­cri – ha det­to – E lo fan­no anco­ra. Per­ché la loro ere­di­tà è il ricor­do di chi non si pie­ga, di chi con umil­tà por­ta avan­ti le pro­prie bat­ta­glie e di chi ine­qui­vo­ca­bil­men­te rifiu­ta la mafia e con­ti­nua a vive­re». “Ricor­da­re, sen­si­bi­liz­za­re, edu­ca­re e coin­vol­ge­re per crea­re una cul­tu­ra del­la lega­li­tà. – ha sot­to­li­nea­to anco­ra  Metso­la- Se con­ti­nuia­mo a cre­de­re nel­la giu­sti­zia, se svi­lup­pia­mo un model­lo socia­le basa­to sul­la fidu­cia, sul­la lega­li­tà e sul­lo Sta­to di dirit­to, se fac­cia­mo leva sul pote­re del­le comu­ni­tà met­ten­do uomi­ni e don­ne in gra­do di affron­ta­re la mafia con corag­gio, le nuo­ve gene­ra­zio­ni non dovran­no più vive­re nel­la pau­ra e la mafia per­de­rà sem­pre”- ha quin­di aggiun­to–  “L’ho già det­to, ma vale la pena ripe­ter­lo: la lot­ta alla cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta è una bat­ta­glia di tut­ti. Non cono­sce limi­ti ter­ri­to­ria­li. L’unico modo per distrug­ge­re que­ste reti cri­mi­na­li è col­ti­va­re un for­te sen­so di respon­sa­bi­li­tà per­so­na­le e isti­tu­zio­na­le e costrui­re un fron­te comu­ne. Il Par­la­men­to euro­peo – sot­to­li­nea la pre­si­den­te – lo ha capi­to. Per que­sto abbia­mo fat­to del­la lot­ta alla cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta una prio­ri­tà politica”.

“Non ho avu­to l’onore di cono­sce­re Gio­van­ni Fal­co­ne e Pao­lo Bor­sel­li­no, ma ho avu­to il pri­vi­le­gio – ricor­da Metso­la – di chia­ma­re la gior­na­li­sta inve­sti­ga­ti­va Daph­ne Carua­na Gali­zia, mia ami­ca. Ricor­do che ero nel­la Com­mis­sio­ne spe­cia­le sul ter­ro­ri­smo del Par­la­men­to euro­peo quan­do ho rice­vu­to la noti­zia che l’avevano assas­si­na­ta in pie­no gior­no, con un’autobomba, fuo­ri da casa sua. Come Gio­van­ni Fal­co­ne e Pao­lo Bor­sel­li­no, e come tan­ti gior­na­li­sti sici­lia­ni anche lei ha ante­po­sto la sua vita alla dife­sa del­la veri­tà e del­la giu­sti­zia. Cari ami­ci, cari col­le­ghi vi assi­cu­ro che in que­sta bat­ta­glia avre­te sem­pre il mio soste­gno isti­tu­zio­na­le e per­so­na­le. Vin­ce­re­mo e lo fare­mo, insie­me” con­clu­de Rober­ta Metsola.