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Metti una sera al Faro di Pantelleria con Nick the Nightfly…

Cronaca non convenzionale del concerto di Nick The Nightfly and the Sicily Band al Faro di Punta Spadillo, da una fan entusiasta e molto coinvolta

di Lucia Boldi

Met­ti una sera al Faro di Pan­tel­le­ria, con un fre­sco ven­ti­cel­lo che sof­fia dal mare, met­ti il fighis­si­mo Nick the Night­fly che can­ta le mie can­zo­ni pre­fe­ri­te, met­ti che il bic­chie­re di pas­si­to bevu­to dopo cena mi ha ammor­bi­di­to i pen­sie­ri, aggiun­gi che sono sul­la mia iso­la magi­ca, sot­to le stel­le luc­ci­can­ti, e insom­ma… ho comin­cia­to a sen­ti­re un piz­zi­co­ri­no nel cuo­re e poi nel­le mani e allo­ra le ho bat­tu­te, bat­tu­te e anco­ra bat­tu­te, in un applau­so sen­za fine. Fan­ta­sti­co Nick The Night­fly duran­te lo show di ieri sera a Pun­ta Spa­dil­lo, soprat­tut­to quan­do ha can­ta­to le sue com­pi­la­tion. Bel­lis­si­mo il pez­zo dedi­ca­to a New­york e quel­lo sul­la mid­night pasta.
Are you rea­dy? Let’s go coo­king! We are coo­king mid­night pasta baby after all the fun we’ve had tonight…

Una del­le cose che mi ha affa­sci­na­to di più dell’Italia è che la gen­te si fa “du spa­ghi” a mez­za­not­te. In Sco­zia alle 5 del pome­rig­gio si chiu­do­no le cuci­ne – ha rac­con­ta­to Nick fra una can­zo­ne e l’altra – io sono fie­ro di esse­re cit­ta­di­no ita­lia­no da tre set­ti­ma­ne, ho anche spo­sa­to una sici­lia­na! Sia­mo, e sono vera­men­te feli­ce di poter dire SIAMO, per­ché ormai ne fac­cio par­te, un popo­lo gode­rec­cio!

Il micro­fo­no in mano e un bic­chie­re di bian­co Don­na­fu­ga­ta nell’altro, Nick ha can­ta­to, si è rac­con­ta­to, e ha fat­to can­ta­re il pub­bli­co, per­si­no me, sto­na­ta come un gril­lo in un’orchestra sin­fo­ni­ca che nell’euforia ha dimen­ti­ca­to di esserlo.
Quan­do ha attac­ca­to English­man in New York del suo ami­co Sting, ha rac­col­to un lun­go applau­so già alle pri­me note, e poi Burt Bacha­rach, Pino Danie­le, e anco­ra rac­con­ti di inter­vi­ste del suo show radio­fo­ni­co a Radio­Mon­te­car­lo, che con­du­ce ormai da ben 35 anni, con quell’accento incon­fon­di­bil­men­te scoz­ze­se, la lin­gua sciol­ta e il sor­ri­so disar­man­te. Sim­pa­ti­co, leg­ge­ro, alle­gro, ha affer­ma­to di esse­re mol­to for­tu­na­to per­ché ama il suo lavo­ro, scri­ve­re can­zo­ni e can­tar­le, inter­vi­sta­re cele­bri­tà che all’inizio vede come “dèi” e poi, alla fine, diven­ta­no ami­ci con cui can­ta­re insieme.

Ha inte­ra­gi­to con il pub­bli­co, ha dia­lo­ga­to, fat­to son­dag­gi su chi fos­se pan­te­sco e chi in vacan­za, su quan­ti fos­se­ro spo­sa­ti e quan­ti sepa­ra­ti, ren­den­do il pub­bli­co par­te atti­va del­lo spet­ta­co­lo. Sem­bra­va di esse­re in una di quel­le sera­te diver­ten­ti fra ami­ci. Ha rino­mi­na­to la sua Sici­ly Band, per quel­la sera e in vir­tù di quel­la loca­tion così spe­cia­le – il Faro di Pun­ta Spa­dil­lo – con il nuo­vo nome di “The Faro boys” : i bra­vis­si­mi Fabio Lan­ni­no al bas­so, Die­go Spi­ta­le­ri al pia­no­for­te e Giu­sep­pe Urso alla batteria.

Nick ha sapu­to crea­re un vor­ti­ce di ener­gia, affa­sci­nan­do il pub­bli­co e tra­spor­tan­do­lo con la sua voce cal­da e pro­fon­da in un’atmosfera magi­ca, com­pli­ce il Faro blu. Esau­ri­ti i posti a sede­re, ma sfrut­ta­ti per­si­no i muret­ti a sec­co, le pie­tre e ogni super­fi­cie su cui appog­giar­si. Come un’onda musi­ca­le, abbia­mo can­ta­to con lui, che ha sapu­to diri­ge­re con leg­ge­rez­za e mae­stria il nostro coro improvvisato.

Sim­pa­ti­co l’ultimo pez­zo suo­na­to con un’ukulele da soli 500 dol­la­ri – Nick ha rac­con­ta­to che il tito­la­re del nego­zio avreb­be volu­to ven­der­glie­ne uno da 20.000, ma lui ne desi­de­ra­va uno più “friend­ly”.
Be your­self il tito­lo, (Sii te stes­so) anche per­ché, come dico­no Freud e il buon Nick, tut­ti gli altri sono già occupati. 
Comun­que, se aves­si potu­to esse­re me stes­sa, ieri sera sarei sali­ta sul pal­co e avrei gri­da­to: “Nick, I love you, sei una for­za del­la Natu­ra!

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