Speciale RAF: l’icona della Generazione X e l’anacronismo di ‘Ti Pretendo’

Speciale RAF: l’icona della Generazione X e l’anacronismo di ‘Ti Pretendo’

06/08/2024 0 Di Laura Boggero

RAF, l’icona della Generazione X e l’anacronismo di ‘Ti Pretendo’

di Lau­ra Boggero

Un Raf ever­green gal­va­niz­za ieri sera piaz­za Cavour gremita.

Il pub­bli­co è tan­to, di tut­te le età, come in un gran­de even­to pop. “Gen­te di mare che se ne va dove gli pare” ha un suo­no ed un sen­so tut­to suo, qui a Pan­tel­le­ria, per chi ha l’isola come madre, fidan­za­ta fis­sa o aman­te da visi­ta­re sal­tua­ria­men­te ma con passione.

Del resto Raf è un’icona per la gene­ra­zio­ne X. Con il Self Con­trol 40 Th tour,  cele­bra 4 decen­ni dall’uscita del miti­co sin­gle che acce­le­rò la sua car­rie­ra ai mas­si­mi livel­li del­la disco­gra­fia. La locan­di­na è stu­dia­ta con gran­de atten­zio­ne di mar­ke­ting, for­se trop­pa. L’immagine del bam­bi­no rag­gian­te di Keith Haring, sim­bo­lo del­la comu­ni­tà LGBTQ+, appic­ci­ca­ta alla cami­cia can­di­da, lo sguar­do asser­ti­vo e il guan­to di pel­le nera, sono un buon assem­blag­gio este­ti­co, ma l’effetto è quel­lo di un mes­sag­gio moda­io­lo appic­ci­ca­to sull’ideologia, più che l’invito a vive­re come ani­me libe­re, dan­do spa­zio all’immaginazione, fuo­ri dagli schemi.

A Raf, però, lo si per­do­na. Per­ché è bra­vo, elet­triz­zan­te, come negli anni 80: reg­ge bene alla bot­ta del tem­po! Tut­ta­via ho un appun­to e non è una qui­squi­lia. Ci sono can­zo­ni che segna­no sol­chi sen­ti­men­ta­li nel­le gene­ra­zio­ni, can­tic­chia­te sen­za trop­pe rifles­sio­ni, che diven­ta­no colon­ne sono­re di momen­ti inti­mi. Per me “ Ti pre­ten­do” è una di que­ste. Ma ria­scol­tan­do­la oggi, con la con­sa­pe­vo­lez­za di don­na che non ha più neces­si­tà né voglia di accon­di­scen­de­re per gua­da­gnar­si accet­ta­zio­ne per­so­na­le e socia­le, qual ver­bo, “pre­ten­de­re”, mi fa sorridere.

Sta­not­te vado fino in fon­do, è trop­po il mio biso­gno di te, io non ti voglio, ti pre­ten­do, sei l’unico dirit­to che ho”, lo inter­pre­to come urgen­za sen­ti­men­ta­le cocen­te e voglio sal­va­re il bra­no nel­le inten­zio­ni. Ma una don­na non è un dirit­to recla­ma­bi­le, non è un ogget­to acqui­sta­bi­le né con­qui­sta­bi­le. Ama­re una don­na è una pos­si­bi­li­tà, un’opportunità con­di­vi­sa. E Lei ha il dirit­to d’esser entu­sia­sta, atti­va, arren­de­vo­le o tena­ce,  ma anche inde­ci­sa, cru­de­le, str**za, può esse­re tut­to ciò che le pare, a pre­scin­de­re da ciò che un maschio ritie­ne di poter esi­ge­re, con un sopru­so o con una can­zo­ne romantica.