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Angelo Casano: la Pantelleria antica nel libro di Cappadona

Angelo Casano ci invia la sua personale recensione del libro di Rosario Cappadona “Le ricette dei miei ricordi panteschi” presentato lo scorso 12 agosto (vedi nostro articolo)

Ricor­di e memo­rie di un tem­po pas­sa­to. C’è anche que­sto nel libro di Saro Cap­pa­do­na dal tito­lo ”Le ricet­te dei miei ricor­di pan­te­schi”. Un libro che affon­da le radi­ci in una Pan­tel­le­ria anti­ca fat­ta di riti e tradizioni. 
E Cap­pa­do­na magi­stral­men­te con la sua pen­na par­te da ricet­te culi­na­rie, che con quei sapo­ri e odo­ri ripor­ta­no all’autore in men­te fram­men­ti di vita quo­ti­dia­na, fat­ta di lavo­ro e di sudo­re, per descri­ver­ci una Pan­tel­le­ria di un tem­po. Come direb­be Gian­ni Ber­nar­do descri­ve gra­nel­li di felicità. 
Ma c’è un sen­so pro­fon­do di fami­glia, di unio­ne, di soli­da­rie­tà nel lavo­ro e c’è sul­lo sfon­do un disprez­zo ver­so il fasci­smo e anco­ra una fede con­fer­ma­ta nei prin­ci­pi socia­li­sti che ispi­ra­ro­no la comu­ni­tà di allo­ra a unir­si per dare la vita alla Cope­ra­ti­va dei cap­pe­ri. Una del­le poche real­tà soli­de anco­ra oggi in tut­to il pano­ra­ma del sud Italia. 
E i cap­pe­ri sono pre­sen­ti nel libro di Saro, non solo come ingre­dien­ti del­le sue ricet­te del­la memo­ria, ma scan­di­sco­no la sua stes­sa vita: da bam­bi­no impe­gna­to nel rac­co­glier­li insie­me alla fami­glia, da adul­to e per quarant’anni come moti­vo del suo lavo­ro. Nel libro ci sono anche i rife­ri­men­ti alla nasci­ta del Pan­te­co, a quel­la sta­gio­ne cul­tua­le e d’impegno poli­ti­co e socia­le del­la gene­ra­zio­ne scor­sa, e gra­zie anche al Pan­te­co se oggi con­ti­nua l’informazione iso­la­na con Pan­tel­le­ria Inter­net. Un omag­gio a Pier Vit­to­rio Mar­va­si, ex diret­to­re del­la gaz­zet­ta di Mode­na e por­ta­vo­ce di Roma­no Prodi. 
Lo si può leg­ge­re in tan­ti modi il libro, da un sem­pli­ce libro di ricet­te ad una testi­mo­nian­za di una Pan­tel­le­ria di un tem­po. E c’è un filo con­dut­to­re nel libro, il nome del­la figlia di Saro, Ange­la, che l’autore cita a più ripre­se nel­la par­te ini­zia­le, al cen­tro e poi nel suo fina­le intri­so di malin­co­nia, rab­bia, ma anche di spe­ran­za. Come a voler lascia­re un testi­mo­ne, fra Saro e Ange­la, fra due gene­ra­zio­ni che si suc­ce­do­no qui sull’isola. Nono­stan­te tutto.

Ange­lo Casa­no

(foto di Giu­sep­pe La Fran­ce­sca)

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