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Storie dall’Isola: Il ritorno a Pantelleria con la nave notturna

Per Storie dall’isola, ecco un altro testo di Silvia Nemeckova che ci racconta come un isolano torna a Pantelleria in una notte di traghetto

di Sil­via Nemeckova

Il ritorno a Pantelleria con la nave notturna

Il ritor­no con la nave not­tur­na da Tra­pa­ni del­le 23.00 per Pan­tel­le­ria ha un fasci­no inde­scri­vi­bi­le. Solo chi il viag­gio per Pan­tel­le­ria l’ha vis­su­to lo capi­sce. Chi si può per­met­te­re la cuc­cet­ta e dor­me pro­fon­da­men­te per­de quel fasci­no. Chi vuo­le, o deve rispar­mia­re i sol­di per la cuc­cet­ta, lo aspet­ta come l’avventura di una vita. L’avventura di una vita mol­to importante.

Il viag­gio dura cir­ca 6 ore. Quel­le sei ore ognu­no le tra­scor­re in modo mol­to per­so­na­le. È un abban­do­no alle mani del Signo­re, alle mani del coman­dan­te, alle mani dei mari­nai, dal pri­mo all’ultimo. Solo noi e loro. Il nostro silen­zio, i nostri pen­sie­ri, il buio, il nostro ‘’dover aspet­ta­re’’. Dal­la par­ten­za pra­ti­ca­men­te subi­to si per­de la con­nes­sio­ne tele­fo­ni­ca, signi­fi­ca che all’improvviso non sia­mo col­le­ga­ti con il mon­do inte­ro. Solo noi, la nave, il rumo­re del moto­re, i mari­nai e la nostra vita. Chi è più for­tu­na­to dor­me, dor­me anche sdra­ia­to sul pavi­men­to. Sem­bria­mo tut­ti dei senzatetto.

Nel­la vita è impor­tan­te sen­tir­si ogni tan­to ‘’pic­co­li’’, sen­tir­si ogni tan­to ‘’nes­su­no’’, per non cre­der­ci supe­rio­ri a qual­cu­no. Sia­mo tut­ti sul­la stes­sa bar­ca, let­te­ral­men­te, anche se sola­men­te per quel­le 6 ore. Que­sta situa­zio­ne ci ser­ve a com­pren­de­re meglio la vita di chi vive o dor­me vera­men­te sul­le navi, o peg­gio sui bar­co­ni per scap­pa­re dal­le loro case, dal­le situa­zio­ni tra­gi­che o per com­pren­de­re cosa pro­va chi è vera­men­te un senzatetto.

Chi non rie­sce a dor­mi­re, maga­ri esce fuo­ri e guar­da. Guar­da il mare e le sue onde not­tur­ne. Sen­te il suo suo­no. Il silen­zio e il suo­no del­le onde. Guar­da la luna, le stel­le e con ansia aspet­ta di vede­re all’o­riz­zon­te le pri­me luci di Pan­tel­le­ria. Cer­ca di sfor­zar­si a veder­le. Il faro lam­peg­gian­te di Pun­ta Spa­dil­lo con­fer­ma il nostro arri­vo a casa. La casa dei sogni, per­ché Pan­tel­le­ria è la nostra casa dei sogni.

Sul­la nave si deve ubbi­di­re. Si devo­no rispet­ta­re le leg­gi dei mari­nai. Sul­la nave sia­mo tut­ti pic­co­li, dob­bia­mo ubbi­di­re ai gran­di che sono i respon­sa­bi­li del­la nave. Ci fidia­mo del coman­dan­te, dei mari­nai, i nostri sal­va­to­ri se per caso suc­ce­des­se qual­che disgra­zia. La nostra vita di sei ore è nel­le loro mani. I mari­nai sono i nostri eroi.

L’arrivo a Pan­tel­le­ria comin­cia con il nostro radu­no all’u­sci­ta che è anche il nostro salu­to alla vita not­tur­na pas­sa­ta sul­la nave. Ce l’abbiamo fat­ta anche que­sta vol­ta. Sia­mo for­ti. Il viag­gio, seb­be­ne pesan­te, lo abbia­mo supe­ra­to, vis­su­to e ci rima­ne come un’altra espe­rien­za impor­tan­te del­la cre­sci­ta del­la nostra vita.

Sia­mo sem­pre noi, i cit­ta­di­ni di Pan­tel­le­ria. Insuperabili.

Buon viag­gio, buon arri­vo e buon rien­tro alla nostra Pan­tel­le­ria, che ci aspet­ta sem­pre con la sua ansia di abbrac­ciar­ci forte!

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