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Cronaca di un pellegrinaggio a Pantelleria tra il sacro e il profano
25/09/2024Cronaca dell’interessante tour delle chiese dell’isola organizzato dal CCVG con una guida d’eccezione: Padre Silvano
di Lucia Boldi
Immaginate la meraviglia di un pomeriggio alla scoperta delle antiche chiesette di Pantelleria, con una guida d’eccezione come Padre Silvano, che è stato anche l’ultimo dei Padri Oblati dell’isola.
Il tour, organizzato dal Centro Culturale Vito Giamporcaro (CCVG), si è svolto ieri, 24 settembre ed è stato ricco di sorprese: ogni chiesetta una gemma nascosta che custodisce la propria storia, con le proprie leggende e i propri misteri.
Le pietre antiche hanno raccontato di preghiere sussurrate e canti lontani, come la chiesetta di Bugeber, dedicata a Santa Chiara, un gioiellino del 1570 con pavimento maiolicato originale dell’epoca. Durante il percorso, il recentissimo libro di Stefano Ruggeri sulla Pantelleria sacra ci ha offerto informazioni storiche importanti, ma ciò che mi ha affascinato di più sono stati i ricordi di Padre Silvano. Ha raccontato, con una leggera vena di nostalgia, che il portone di quella chiesetta in cima alla contrada di Bugeber, nelle domeniche di scirocco, nonostante fosse chiuso con forza, cigolava rumorosamente durante tutta la messa sotto l’impeto del vento, come se lottasse contro quel soffio insistente e caldo che cercava di scardinare la sua quiete.
Tappa successiva la chiesetta di San Francesco a Khamma, proprio sotto il cimitero, poi la più recente chiesa di Tracino con il suo Cristo dalle braccia mobili, recentemente restaurato, capace di stare in croce, ma anche a braccia distese durante la processione di Pasqua. Poi, passando da Piana della Ghirlanda, fra infinite distese di vigne e di muretti a secco, siamo arrivati alla chiesa di San Giuseppe a Rekhale che custodisce i dipinti di Giuseppe D’Aietti, bravissimo pittore dell’isola. Qui si recita ancora il rosario pantesco: San Giusippuzzu chi fustivu patri, vergine e puro comu una matre, Maria la rosa e Giuseppe u gigliu, datemi aiuto, conforto e cunsigghiu…
Man mano che il tour proseguiva, ci siamo sentiti immersi in una calma serena, quasi fuori dal tempo, dove il sacro e la natura erano in armonia perfetta.
Quasi per ultima la chiesa di Scauri, l’unica dell’isola con tre navate e il campanile. Padre Silvano ha raccontato che anni fa, quando la domenica celebrava la messa, la chiesa era così piena di fedeli che faceva sedere i bambini sotto l’altare. Poi, la sera, andava a mangiare il cous cous nella kasbah a fianco la chiesa, a casa di za’ Maria, una signora pantesca che era stata per anni in Tunisia, e sapeva cucinare la ricetta originale con il montone, così diverso dal couscous di pesce tipico dell’isola.
Fra i suoi ricordi isolani, anche u piscaturi Isca, che quando usciva da Scauri con la sua barchetta piena di reti, e veniva sorpreso dallo scirocco o dal maestrale, rimaneva anche per una settimana intera al riparo dietro l’isola, in attesa del mare calmo per poter rientrare in porto.
Ultima chiesetta del tour, quella di Bukkuram, o Bukkurà come lo pronuncia la gente della contrada, dedicata a San Michele. Immersa tra le vigne, in una silenziosa tranquillità, ha un portone austero che parla di vento e di giorni quieti, di mani che l’hanno aperto e chiuso mille volte, di storie e di preghiere custodite all’interno delle mura che difende. Fra pochi giorni, il 29 settembre per l’esattezza, questa chiesa sarà in festa: messa, processione, musica, balli, tanto cibo e buon vino di zibibbo.
Tanto tempo fa, erano circa 40 le chiesette a Pantelleria, ma molte erano private, appartenevano a famiglie patrizie. Con il tempo, sono state “smontate” per poterne utilizzare le pietre. Adesso ne sono rimaste in tutto 14. È stato un bellissimo tour, quasi un pellegrinaggio antico, fra piccole cappelle e frammenti di storia.
Una bella iniziativa da un’idea della Presidente del CCVG, Anna Rita Gabriele, che grazie alla presenza di Padre Silvano è diventata un vero e proprio percorso tra i ricordi dell’isola per tutti i partecipanti.
Lucia Boldi, nata a Palermo nel 1961, ama definirsi una collezionista di storie e di emozioni. Da giovanissima ha firmato articoli di attualità per il giornale L’Ora. Negli anni ottanta, nella storica via Libertà, ha aperto una boutique, diventata presto luogo di nicchia per le appassionate di moda. Per quasi quarant’anni ha ricercato la bellezza nei vestiti e fatto emozionare tante donne grazie alla linea ardita di un abito, alla consistenza eterea di un caftano in seta o alla forma originale di una collana. Quando la moda ha smesso di darle il batticuore, ha scoperto che con la penna poteva ricreare lo stesso incanto. Scegliere le collezioni o scrivere libri sono due attività che, a suo dire, si somigliano: si tratta sempre di esprimere la propria personalità e i propri sentimenti, anche se in maniera diversa. Cucurummà è il suo romanzo d’esordio.