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Padre Silvano: uno dei parroci più amati di nuovo a Pantelleria
30/09/2024Padre Silvano è tornato a Pantelleria per celebrare un matrimonio ed è subito l’occasione per rivivere i 7 anni di missione pantesca, di rivedere i luoghi amati, i volti fraterni degli isolani che gli vogliono bene e perché no, di assistere ad un derby Inter-Milan con un amico pantesco!
di Lucia Boldi
Cammina sul lungomare di Pantelleria con un’andatura lenta e sicura, come se ogni passo fosse una preghiera, ogni gesto una carezza data al mondo. È arrivato sull’isola già da qualche giorno, per celebrare un matrimonio che, purtroppo, è stato rimandato per la morte di una zia della sposa, ma appena arrivato, la prima cosa che ha fatto è stata andare da Gianfranco Maccotta a guardare il derby Inter-Milan. Lui naturalmente è milanista.
La camicia e i pantaloni scuri, i sandali alla tedesca e i calzini bianchi, il volto pacifico e sorridente, Padre Silvano è un padre oblato di Maria Vergine, Istituto religioso nato nel 1826 a Pinerolo, con “case” in 4 continenti.
Nonostante siano trascorsi più di 15 anni dal periodo della sua missione pantesca, c’è un’aura di familiarità intorno a lui, una luce sottile che sembra attirare gli sguardi. Tutti lo fermano, lo salutano con un sorriso, lo chiamano semplicemente “Silvano”. Un amore corrisposto quello degli isolani per Padre Silvano. Approdato a Pantelleria nel settembre del 2002 vi è rimasto per ben 7 anni come guida spirituale, amico, fratello di ogni pantesco.
Con voce bassa e rassicurante, rievoca le memorie di quel periodo e i suoi occhi si illuminano di una luce sottile, quella dei sogni realizzati non per sé, ma per gli altri.
La prima messa sull’isola: “Io muoio qua!”
Rivive con emozione il ricordo della sua prima messa sull’isola, alla chiesetta di San Vincenzo, a Khattibuale, l’ 8 di settembre, 2 giorni dopo il suo arrivo e dopo la celebrazione in piazza con il vescovo Caterinicchia. Terminata la funzione, uscendo dalla porta della sacrestia, fu sorpreso da uno dei più bei tramonti panteschi, dall’aria limpida, dal silenzio vibrante e da una pace rara, e pensò: “Io muoio qua”.
L’indomani modificò il pensiero in “Io vivo qua” e Pantelleria, da allora, è diventata il suo luogo amato, nonostante sia nato a Rho e abbia viaggiato tanto.
Stefanino e i Padri Oblati sfollati
E anche quando la sua missione sull’isola è terminata, per scelta della sua Congregazione, lui è ritornato tante volte, spesso con la madre ultranovantenne, sempre ospite nel dammuso di Stefanino Maccotta a Bue Marino.
“Per i primi Padri Oblati che arrivarono sull’isola, Stefanino era come un figlio,- ricorda Padre Silvano. Una volta, da piccolino, si addormentò nella chiesa della Margana, dove i padri erano sfollati, pare mentre suonava l’organo, e lo trovarono solo l’indomani mattina!
Ah, che bei ricordi la chiesa della Madonna della Margana! E la magnifica icona, quella che la leggenda narra trasportata da un vascello straniero naufragato sugli scogli di Pantelleria e trasportata sul dorso dell’asino che si fermò proprio dove poi è stata costruita la chiesa, è meravigliosa, un’opera di rara bellezza, ma la leggenda è solo una leggenda. È un’icona bizantina sicuramente dipinta dai monaci basiliani che si insediarono sull’isola tra il 500 e l’800 e dei quali c’è ancora traccia nella piana di Monastero, piana di Ghirlanda o Gibbiuna.
I monaci bizantini impiegavano anni prima di mettersi all’opera, per entrare nel sentimento di quello che volevano dipingere. Pregavano e dipingevano. È per questo che sembra quasi che la madonna vada incontro allo spettatore con uno sguardo pieno di tenerezza e misericordia,” ci racconta.
Ogni ricordo sembra intrecciarsi al suo respiro, come se il passato non fosse mai veramente passato, ma ancora vivo dentro di lui. La sua saggezza sembra raccolta non solamente dai libri, ma anche dai cuori che ha incontrato, é una saggezza antica che elargisce come un dono. Padre Silvano è una candela accesa che illumina il cammino degli altri.
La Madonna della Margana e il collegamento Pantelleria-Aprilia
“Sull’isola la devozione alla Madonna della Margana è grande. Dopo il gemellaggio Pantelleria-Aprilia, ho vissuto un’esperienza bellissima per la Processione della Madonna e i suoi Quadri Viventi, ad Aprilia. Iniziammo dalla casa di Santa Maria Goretti fino ad arrivare in via Corsira.
Le donne cantavano in pantesco; mi ha commosso il loro profondo attaccamento alle radici isolane e il rispetto per le tradizioni che tramandano ai nipoti.
La gente parlava con gli occhi, le mani stringevano altre mani, stanche, ma forti nella fede. È lì che l’incontro con l’altro diventa sacramento vivo.”
La soffitta polverosa de u crocifizzuzzo
La Chiesa della Margana ricopre unruolo speciale nei ricordi di Padre Silvano: “È sempre nella chiesa della Madonna della Margana, in una sorta di soffitta polverosa e piena di ragnatele, che trovai ‘u crocifizzuzzo’. Capìi subito che doveva essere un pezzo raro e ne ebbi conferma quando scoprimmo che era uno dei 33 crocifissi sparsi per la Sicilia di Fra Umile, frate cappuccino, abilissimo scultore di Petralia Soprana. Usava sempre il legno di ginepro che non si tarla, e firmava i suoi crocifissi con una macchia di sangue sullo sterno del Cristo. Adesso questo crocifisso è nella Chiesa Matrice.
Non mi chieda nulla della vecchia Matrice! Quando arrivai nel 2002 la decisione di abbatterla era già stata presa. So quanto ci hanno sofferto gli isolani! Sono stati tutti battezzati lì! Sono certo che i soldi per rifare il tetto li avrebbero offerti volentieri pur di non perdere la loro vecchia e amata Matrice, se solo qualcuno glieli avesse chiesti, anziché demolire in fretta.”
Padre Silvano: “Sono un uomo del nord che ama il sud”
L’amore per l’isola e gli isolani Padre Silvano non lo nasconde, anzi, se ne fa vanto: “Io amo questo scoglio nero e tutte le magnifiche persone che lo abitano. Sono un uomo del nord che ama il Sud! Anzi, questo non è sud, è Pantelleria! È una terra con più di 5000 anni di storia, un crogiolo di umanità varie, oltre a possedere una natura selvaggia e un mare fra i più belli mai visti.
Mi piaceva accompagnare i bambini, insieme ai più grandicelli a fare “i passiate pantische”. Nonostante l’ avvertimento di venire con un abbigliamento adatto, molti si presentavano con infradito di gomma e il costume, pronti per le “natate”.
Li portavo alla balata dei turchi o martingana, luoghi dove i genitori, che magari non sapevano neanche nuotare, non li avrebbero mai portati. Ma con quelle ciabattine si perdeva il doppio del tempo per scalare le scogliere e spesso a dorso nudo correvano il rischio di scottarsi.
Il mare, il sole e gli spaghetti con l’ammogghio, il mio piatto preferito! Quest’isola forte mi è rimasta nel cuore, ne conosco ogni anima delicata, anime che brillano di luce nascosta, di cui forse neanche loro ne conoscono la forza.”
Padre Silvano: una storia di Pantelleria
Quando smette di parlare, il silenzio attorno a noi sembra carico ancora di altri mille ricordi. E in quel silenzio capisco che la sua storia non è solo sua, ma appartiene anche a Pantelleria e a ogni persona che ha toccato con la sua missione, a ogni anima consolata, a ogni preghiera sussurrata nel vento. E l’isola, di vento, è sempre stata prodiga.
Con la domenica arriva anche il giorno di partenza. Padre Silvano tornerà sull’isola, lo sa, magari per un’altra partita da vedere insieme ai suoi amici panteschi.
Nella foto di copertina: Padre Silvano, la mamma e le signore pantesche
Lucia Boldi, nata a Palermo nel 1961, ama definirsi una collezionista di storie e di emozioni. Da giovanissima ha firmato articoli di attualità per il giornale L’Ora. Negli anni ottanta, nella storica via Libertà, ha aperto una boutique, diventata presto luogo di nicchia per le appassionate di moda. Per quasi quarant’anni ha ricercato la bellezza nei vestiti e fatto emozionare tante donne grazie alla linea ardita di un abito, alla consistenza eterea di un caftano in seta o alla forma originale di una collana. Quando la moda ha smesso di darle il batticuore, ha scoperto che con la penna poteva ricreare lo stesso incanto. Scegliere le collezioni o scrivere libri sono due attività che, a suo dire, si somigliano: si tratta sempre di esprimere la propria personalità e i propri sentimenti, anche se in maniera diversa. Cucurummà è il suo romanzo d’esordio.