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Sei profughi (o turisti) a Lampedusa… da Pantelleria

Sei profughi (o turisti) a Lampedusa… da Pantelleria

Sei panteschi in vacanza sull’isola ‘sorella’, confrontano le ‘dicerie’ con la realtà e ci presentano una Lampedusa diversa da quella che spesso troviamo narrata sui social

di Gina Addolorato

Sbar­ca­ti nell’isola di Lam­pe­du­sa il saba­to ante­ce­den­te alla festa del­la Madon­na di Por­to­Sal­vo, patro­na ama­ta dell’isola e dai suoi abi­tan­ti, già noi, pan­te­schi, venia­mo accol­ti con rega­li e dolcetti.

Ne abbia­mo sen­ti­te tan­te su Lam­pe­du­sa, in spe­cie nei grup­pi di discus­sio­ne pan­te­schi. A vol­te cita­ta come esem­pio posi­ti­vo, mol­te vol­te come esem­pio nega­ti­vo. Ne abbia­mo let­te di tut­ti i colo­ri: “l’isola è pic­co­la, c’è solo una stra­da prin­ci­pa­le”, “ci sono gli sbar­chi”, è pie­no di immon­di­zia”…  insom­ma, è faci­le par­la­re sen­za cri­te­rio da lontano.

L’isola cer­to è pic­co­la rispet­to alla nostra Pan­tel­le­ria, ma l’isola di Pan­tel­le­ria è la quin­ta per gran­dez­za di tut­ta l’Italia, e la più gran­de del­le Iso­le Mino­ri, quin­di faci­le dire che un’al­tra iso­la è pic­co­la con­fron­to alla nostra.

È vero che la vita not­tur­na e la movi­da è con­cen­tra­ta su via Roma, ma per­ché è lì che ci sono un infi­ni­tà di loca­li che offro­no musi­ca dal vivo con pal­chi e palchetti.

Ci sono anche un infi­ni­tà di vie con nego­zi e scor­ci da ammi­ra­re. Anche solo vede­re i vec­chiet­ti sedu­ti sull’uscio di casa che ci guar­da­no pas­seg­gia­re e ci salu­ta­no, tut­ti con il sor­ri­so sul viso vis­su­to dal sole è un’esperienza!

Da Cala Madon­na a Cala Cro­ce, ci si può immer­ge­re nell’acqua con­fi­na­ta dal­le tan­to desi­de­ra­te spiag­ge, ma se si ha nostal­gia di casa, a Cala Cre­ta o a Cala Pisa­na si tro­va­no le sco­glie­re di pie­tra bian­ca e al cro­sto­ne del faro un’enorme pan­chi­na ti aspet­ta per esse­re par­te nel­la foto di rito di gruppo.

Ci sono anche i Dam­mu­si. A dire il vero una copia non riu­sci­ta bene dei nostri che sono unici.

 Sia­mo qui per la festa del­la Madon­na di Por­to Sal­vo, la cui cele­bra­zio­ne cade pro­prio il 22/23/24 settembre.

Tut­ti i lam­pe­du­sa­ni, e non solo, sono uni­ti in pre­ghie­ra, ma non serio­si, piut­to­sto alle­gri inve­ce, per­ché di una festa si trat­ta. Le luci, le lumi­na­rie, ador­na­no tut­ta la piaz­za e tut­te le stra­de del cen­tro dove la madon­na pas­se­rà in cor­teo. Dai bal­co­ni sono espo­sti gli sten­dar­di con su scrit­to “W la Madon­na“ e tut­to è magi­co, avvol­ti in un’at­mo­sfe­ra d’al­tri tempi. 

Il cor­teo, che è gui­da­to da una voce che indi­ca ai fede­li pre­ghie­re e can­zo­ni, è lun­ghis­si­mo, e quan­do la Madon­na dopo aver per­cor­so le stra­de del cen­tro, pas­san­do per il por­to,  tor­na in chie­sa, i pesca­to­ri la aspet­ta­no davan­ti al sagra­to, rin­no­van­do un rito annua­le, urlan­do più vol­te ”W, W, W la Madonna”.

In sera­ta non pos­so­no man­ca­re i i fuo­chi d’artificio a mare, giù al por­to vec­chio. Ven­ti­cin­que minu­ti di stel­le e piog­gia di mil­le colo­ri illu­mi­na­no il cie­lo con boa­ti di non poco con­to e per con­clu­de­re le bar­che, ai moli, salu­ta­no la fine del­la festa con le sirene.

La Madon­na poi rien­tre­rà nel­la sua chie­set­ta a Cala Madon­na il gior­no suc­ces­si­vo. Cala Madon­na è un posto magi­co, un’in­se­na­tu­ra con grot­te sca­va­te nel­la roc­cia un po’ come la nostra Sataria. 

Come si può anda­re a Lam­pe­du­sa e non fare un giro in bar­ca? Deci­dia­mo di usci­re dal por­to con  “La quar­ta  iso­la“, un enor­me cata­ma­ra­no a tre pia­ni dove ognu­no ha il suo pren­di­so­le, il suo posto a tavo­la e como­di salot­ti­ni ci allie­ta­no con musi­ca, ape­ri­ti­vi e mare mozzafiato.

Il coman­dan­te ci ha per­si­no accol­ti in sala pran­zo con un applau­so come ospi­ti d’onore del­la sorel­la iso­la Pantelleria! 

Fon­da­li tra­spa­ren­ti, baie incan­te­vo­li, il tut­to in com­pa­gnia di altre cen­ti­na­ia di bar­chet­te da contorno.

A con­clu­sio­ne di que­sta vacan­za da pan­te­schi a Lam­pe­du­sa abbia­mo capi­to che l’isola di Lam­pe­du­sa non è dei lam­pe­du­sa­ni, per­ché que­sti la offro­no a noi turi­sti (o pro­fu­ghi che dir si voglia) con tut­to il cuo­re sen­za risparmiarsi.

Han­no capi­to che la loro iso­la è un bene pre­zio­so, ma che devo­no saper­lo con­di­vi­de­re con gli altri nel miglio­re dei modi, facen­do un sano turismo.

Del­le accor­tez­ze che dovrem­mo appli­ca­re anche noi. Ad esem­pio, le por­te dei nego­zi e dei ser­vi­zi in gene­re sono sem­pre aper­te sino a tar­da not­te, per ogni esi­gen­za del turista.

Ogni fami­glia lam­pe­du­sa­na lavo­ra o con una bar­ca o con un appar­ta­men­to da affit­ta­re o con un atti­vi­tà, tut­ti nel cam­po del turi­smo e i risul­ta­to si vedo­no. Così come, sin­ce­ra­men­te, si vede la dif­fe­ren­za tra loro e noi. In que­sto cam­po a Pan­tel­le­ria abbia­mo anco­ra tan­ta stra­da da fare.

E se qual­cu­no met­te anco­ra avan­ti la que­stio­ne migran­ti, che comun­que non ha per nien­te toc­ca­to il turi­smo iso­la­no, è bene cita­re quan­to affer­ma­to dal Sin­da­co in un comi­zio pub­bli­co: “Quan­do si par­la di migran­ti tut­ti nomi­na­no gli sbar­chi, i gom­mo­ni alla deri­va, il cen­tro di acco­glien­za, ma nes­su­no mai dice quan­te vite si sal­va­no a Lam­pe­du­sa tut­ti i giorni!”

Su que­sto dovrem­mo riflet­te­re e pren­de­re spun­to per miglio­ra­re e per far­lo, con­ti­nuia­mo a viag­gia­re per fare con­fron­ti e imparare.

 
 
 
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