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Pantelleria: ci lascia Filippo Panseca, un visionario realista

Filippo Panseca e Francesca Marrucci

Filippo Panseca e Francesca Marrucci

La scomparsa, ieri, del Maestro Filippo Panseca lascia l’isola sgomenta. Oggi la sua persona e il suo spirito indomito sono ancora a Pantelleria e ci rimarranno, anche dopo la morte, ad ammirare il tramonto e la Tunisia

di Fran­ce­sca Marrucci

A men­te luci­da, con un brut­to raf­fred­do­re che mi costrin­ge in casa e mil­le acciac­chi, supe­ra­to lo sgo­men­to del­la noti­zia, tor­no sul­la scom­par­sa di Filip­po Panseca.

Filip­po era ‘for­te’, con quel­l’ac­ce­zio­ne for­se data­ta, for­se trop­po anni 80, ma azzec­ca­ta per lui. 

Que­gli stes­si anni 80 che l’han­no visto pro­ta­go­ni­sta in tan­ti pas­sag­gi del­la sto­ria del Par­ti­to Socia­li­sta, ma anche del­l’ar­te, del­la visio­ne del futu­ro, del­la ricer­ca di nuo­vi modi per impie­ga­re la tec­no­lo­gia e i mate­ria­li per la tute­la del pia­ne­ta e del­le persone.

Un visio­na­rio rea­li­sta, Filip­po, con­vin­to ven­di­to­re dei pro­pri talen­ti, pro­fa­no esi­bi­zio­ni­sta del bel­lo che pro­du­ce­va e ave­va intor­no, sen­za trop­pi fil­tri, diret­to, impudente.

Ci sia­mo scon­tra­ti a vol­te, ma ave­va­mo la stes­sa indo­le e quin­di in fin dei con­ti ci ‘sop­por­ta­va­mo’.

Tra i momen­ti più bel­li pas­sa­ti a Pan­tel­le­ria ci sono le ore ad ascol­ta­re i rac­con­ti di Filip­po sul PSI, su Bet­ti­no Cra­xi, su tan­ti VIP che intor­no a quel mon­do ruo­ta­va­no, su Per­ti­ni, che ho sem­pre ama­to sin da bam­bi­na. Ma anche le sue avven­tu­re ame­ri­ca­ne a cac­cia di nuo­ve ispi­ra­zio­ni ed ela­bo­ra­zio­ni, in quel­la ricer­ca costan­te di nuo­ve fon­ti e sti­mo­li, in quel biso­gno con­ti­nuo di dare for­ma alle sue idee, che fos­se attra­ver­so un qua­dro, un mura­les, un dipin­to, una sta­tua, un’i­stal­la­zio­ne, un’o­pe­ra archi­tet­to­ni­ca, nien­te era con­fi­ne, tut­to era un tra­guar­do per lui.

Foto­gra­fie sto­ri­che di Filip­po Pan­se­ca con Bet­ti­no Cra­xi – foto­gra­fo: Emi­lia­no Scatarzi

Per que­sto era un pia­ce­re star­lo ad ascol­ta­re, con­sci spes­so di una men­te che fati­ca­va a tro­va­re inter­lo­cu­to­ri, in spe­cie nel­la poli­ti­ca attua­le, che poco con­ce­de ai suoi rap­pre­sen­tan­ti sen­si­bi­li in que­sto cam­po, ram­ma­ri­co che mi por­to ancora.

Filip­po ha segna­to la sto­ria del­l’i­so­la di Pan­tel­le­ria, come l’ha segna­ta in altri ambiti.

Rimar­rà nel­l’im­ma­gi­na­rio col­let­ti­vo iso­la­no come il signo­re che anda­va in giro in pareo qua­si tut­to l’an­no, incu­rio­sen­do spes­so anche i turi­sti, che non lo rico­no­sce­va­no, amma­lian­do quan­ti lo iden­ti­fi­ca­va­no in quel suo per­so­na­le e naif modo di por­si, anche in que­sto caso, al di sopra del­le bana­li­tà quotidiane.

Filip­po ci man­che­rà. Ci man­che­ran­no le sue pro­po­ste, le sue atti­vi­tà, il suo estro, la sua uni­ci­tà, il suo riu­sci­re sem­pre a stu­pi­re, a incuriosire.

Mi man­che­rà il suo sor­ri­so sar­ca­sti­co, le bat­tu­te aspre e poi quel desi­de­rio di coin­vol­gi­men­to di inte­ra­zio­ne che tra­smet­te­va in ogni cosa che faceva.

Man­che­rà a me, all’i­so­la, all’arte.

Man­che­rà lui, ma la sua ope­ra resta, come la Caser­ma del­le Arti, la sua Fon­da­zio­ne, le sue idee e i suoi progetti.

Il suo mau­so­leo è qui, sul­l’i­so­la, in quel­la Caser­ma ristrut­tu­ra­ta, rivol­to ver­so il tra­mon­to e la Tunisia.

Chis­sà se qual­che vol­ta vol­te­rà lo sguar­do e, bef­far­do, tor­ne­rà a osservarci?

Chi è Filippo Panseca?

Filip­po Pan­se­ca (Paler­mo, 5 mar­zo 1940 – Pan­tel­le­ria, 24 novem­bre 2024) è sta­to un arti­sta, desi­gner e sce­no­gra­fo italiano.

Arti­sta polie­dri­co e ricer­ca­to­re, insie­me a Lau­ren­ce Gar­tel era con­si­de­ra­to uno dei due padri del­la com­pu­ter art. Fu fon­da­to­re in Ita­lia del­la pri­ma cat­te­dra di Com­pu­ter Art pres­so l’Ac­ca­de­mia di Bel­le Arti di Bre­ra nel 1991.

Pan­se­ca fu sem­pre atten­to a qual­sia­si inno­va­zio­ne tec­no­lo­gi­ca, dal­la foto­gra­fia al film e al video, da ele­men­ti mec­ca­ni­ci, ope­re cine­ti­che, elet­tro­ni­ci, luci e suo­ni, all’Ar­te bio­de­gra­da­bi­le, dai mine­ra­li – come fosfo­ro e fluo­ro – alle ope­re imma­te­ria­li da invia­re attra­ver­so satel­li­ti, alle pla­sti­che foto­sen­si­bi­li e al computer.

Docen­te di figu­ra ed orna­to model­la­to al liceo arti­sti­co di Paler­mo dal 1964 al 1967, fon­dò nel 1965 il Grup­po Tem­po Sud. Nel 1965, Filip­po Pan­se­ca e Rena­to Gut­tu­so furo­no gli uni­ci sici­lia­ni invia­ti alla Qua­drien­na­le di Roma. Nel 1968 si tra­sfe­rì a Mila­no e con Jaco­po Gar­del­la, il grup­po MID (Anto­nio Bar­re­se, Alfon­so Gras­si, Gian­fran­co Lami­nar­ca e Alber­to Maran­go­ni) e Stu­dio DIPPI (San­dra Del­fi­no, Filip­po Pan­se­ca, Miche­le Pla­ta­nia) vin­se il con­cor­so per l’al­le­sti­men­to del Padi­glio­ne Ita­lia del­la Trien­na­le di Milano.

Nel 1969 espo­se nel­la gal­le­ria di Lucio Ame­lio e nel­la gal­le­ria L’O­be­li­sco con la mostra Flui­di Iti­ne­ran­ti cura­ta da Gil­lo Dor­fles e nel 1970 rea­liz­zò Lili, pre­sen­ta­ta alla gal­le­ria Apol­li­nai­re di Mila­no: un modu­lo com­po­ni­bi­le all’in­fi­ni­to, a dupli­ce accen­sio­ne inter­mit­ten­te, e di una dura­ta di vita di tre anni.

Par­te­ci­pò nel 1971 a Video­be­li­sco, una ras­se­gna dei pri­mi esem­pi di videoar­te ita­lia­na alla Gal­le­ria l’O­be­li­sco di Roma con Vin­cen­zo Agnet­ti, Gian­ni Colom­bo, Bal­la-Stra­win­ski-Dia­ghi­lev, Fran­co Ber­di­ni, Cri­sto­fo­ro, Luca Maria Patel­la, Atti­lio Pirel­li, Gio­van­ni Valen­ti­ni e Rena­to Roc­ca­mo, cura­ta da Fran­ce­sco Car­lo Crispolti.

Nel 1970 det­te ini­zio all’Ar­te bio­de­gra­da­bi­le: teo­ri­ci di que­sto nuo­vo movi­men­to arti­sti­co era­no Pier­re Resta­ny e Gui­do Bal­lo. Dal 1972 espo­se pres­so le gal­le­rie di Leo Castel­li a New York, di Lara Vin­cy a Pari­gi, alla gal­le­ria del Navi­glio di Rena­to Car­daz­zo a Mila­no, Rena­to Roc­ca­mo alla Gal­le­ria Stu­dio la Cit­tà di Vero­na e alla gal­le­ria del­l’O­be­li­sco di Roma.

Nel 1973 espo­se alla XV Trien­na­le di Mila­no per la mostra a tema “Habi­tat” alcu­ni modu­li abi­ta­ti­vi con appli­ca­zio­ni di pla­sti­che fotosensibili.

Nel 1975 riu­scì a pro­dur­re ope­re da tra­smet­te­re via satel­li­te con­tem­po­ra­nea­men­te in ogni par­te del mon­do ese­guen­do un espe­ri­men­to a Mila­no con Pier­re Resta­ny pres­so la Rank Xerox. Il 17 e il 18 gen­na­io 1976 il quo­ti­dia­no La Repub­bli­ca offrì ai let­to­ri a 150.000 lire una sua ope­ra tira­ta in 330.000 copie che ripe­te­rà con il set­ti­ma­na­le ABC e il men­si­le Pro­va Radi­ca­le. Lo stes­so anno si auto-espo­se ad Art Basel pres­so le più gal­le­rie impor­tan­ti par­te­ci­pan­ti: tale gesto l’an­no dopo ven­ne ripe­tu­to in tut­ti i Padi­glio­ni dei Pae­si par­te­ci­pan­ti alla Bien­na­le di Venezia.

Nel 1979 a San Fran­ci­sco ela­bo­rò e stam­pò le pri­me imma­gi­ni con un com­pu­ter. A Mila­no nel 1980 con un com­pu­ter mono­cro­ma­ti­co, una tele­ca­me­ra e un digi­ta­liz­za­to­re, ela­bo­rò una serie di imma­gi­ni che, una vol­ta stam­pa­te, ven­ne­ro pre­sen­ta­te alla gal­le­ria d’ar­te del Navi­glio di Milano.

Nel 1981 rea­liz­zò l’in­stal­la­zio­ne di una Vit­to­ria Ala­ta effi­me­ra bio­de­gra­da­bi­le in 30 gior­ni sul­la mano del Napo­leo­ne di Cano­va nel Cor­ti­le del­l’Ac­ca­de­mia di bel­le arti di Bre­ra. Nel 1982, invi­ta­to alla XL Bien­na­le di Vene­zia al Padi­glio­ne Ita­lia, espo­se una sfe­ra bio­de­gra­da­bi­le in 60 gior­ni e ven­ti ope­re su “Foto­de­gra­da­bi­li­tà o Inqui­na­men­to Este­ti­co?” con testo cri­ti­co di Tom­ma­so Tri­ni. Lo stes­so anno invi­ta­to ad Art Basel 6 pro­iet­ta il film “Degra­da­ble sphere”.

Nel 1986 ven­ne invi­ta­to da Tom­ma­so Tri­ni ad espor­re il video “Imma­gi­ni Digi­ta­li Foto­de­gra­da­bi­li” alla Bien­na­le di Vene­zia e par­te­ci­pò alla Trien­na­le di Mila­no pre­sen­tan­do “Il Luo­go del lavo­ro di Filip­po Pan­se­ca”, una vali­gia-con­te­ni­to­re di tut­to, di sogni e stru­men­ti per attuar­li; la casa e lo stu­dio, la cuci­na e la biblio­te­ca, unen­do l’ar­te con la scien­za e la vita, il sogno e la realtà.

Diven­ne noto negli anni Ottan­ta come rea­liz­za­to­re di inno­va­ti­ve sce­no­gra­fie per i con­gres­si del Par­ti­to Socia­li­sta Ita­lia­no, inven­to­re del garo­fa­no ros­so nel sim­bo­lo elet­to­ra­le: cele­bri il tem­pio di Rimi­ni e la pira­mi­de tele­ma­ti­ca eret­ta nel 1989 nel­l’a­rea Ansal­do di Milano.

Col­la­bo­rò come sce­no­gra­fo con La Sca­la di Mila­no con la Rai, Media­set e Rete A e come desi­gner per Kar­tell, Only­wood, Mar­ti­ni, Arte­lu­ce, Fio­ruc­ci e Baghetti.

Nel 1988 fu tra i fon­da­to­ri del movi­men­to Arte Ric­ca a Tori­no e par­te­ci­pò a tut­te le mostre del grup­po in Ita­lia e all’e­ste­ro. Nei pri­mi anni novan­ta, bre­vet­tò e rea­liz­zò Swart Art O Mat, un distri­bu­to­re auto­ma­ti­co di ope­re d’ar­te pro­gram­ma­bi­le a distan­za e uti­liz­za­bi­le attra­ver­so ban­co­no­te o car­ta di cre­di­to. Il frui­to­re era invi­ta­to a sce­glie­re un’o­pe­ra che, dopo aver inse­ri­to una ban­co­no­ta di 50.000 lire o una car­ta di cre­di­to, veni­va auto­ma­ti­ca­men­te stam­pa­ta dal­la mac­chi­na con la fir­ma digi­ta­le del­l’au­to­re e un nume­ro pro­gres­si­vo. L’o­pe­ra, inol­tre, era auto­ma­ti­ca­men­te incor­ni­cia­ta con bli­ster tra­spa­ren­te, esem­pio mas­si­mo di auto­ma­tiz­za­zio­ne del fare artistico.

Sem­pre for­te fu l’in­te­res­se del­l’ar­ti­sta nel rap­por­to tra arte, tec­no­lo­gia e ambien­te. Nel 2002 rea­liz­zò in Cina la city car elet­tri­ca 2be un’au­to che ha una auto­no­mia di 60 chi­lo­me­tri e fun­zio­na attra­ver­so pan­nel­li foto­vol­tai­ci e un pic­co­lo moto­re ausi­lia­rio a scop­pio. Seguì la rea­liz­za­zio­ne di Sola­ria: una scul­tu­ra in accia­io inox, tur­bi­ne, pan­nel­li foto­vol­tai­ci, fibre otti­che e led che pro­du­ce ener­gia elettrica.

Nel 2009, pro­se­guì il suo per­cor­so con una serie di ope­re Cro­na­che Mito­lo­gi­che Digi­ta­li che rap­pre­sen­ta­no la vita di per­so­nag­gi noti dal­la poli­ti­ca all’in­du­stria rap­pre­sen­ta­ti in veste di divi­ni­tà con i loro pre­gi e difet­ti, vizi e vir­tù: le ope­re sono sta­te espo­ste a Savo­na al Castel­lo di Pria­mar e suc­ces­si­va­men­te alla gal­le­ria Bat­ta­glia di Milano.

Ese­guì per la pri­ma vol­ta la Tra­smis­sio­ne di un’o­pe­ra attra­ver­so il pen­sie­ro pres­so la Gal­le­ria Riz­zu­to di Paler­mo nel giu­gno 2012. L’ar­ti­sta dal 1980 pro­dus­se a Pan­tel­le­ria l’o­pe­ra da bere Pan­se­ca Pas­sum deo­rum Divi­na Pro­por­tio­ne in una tira­tu­ra di 3.000 bot­ti­glie nume­ra­te e fir­ma­te ogni 10 anni.

Dal 2015 l’ar­ti­sta con una tec­ni­ca inno­va­ti­va rea­liz­zò le ope­re foto­ca­ta­li­ti­che che sono sta­te pre­sen­ta­te a giu­gno per la pri­ma vol­ta pres­so la Gal­le­ria Adal­ber­to Catan­za­ro di Baghe­ria (Paler­mo) e suc­ces­si­va­men­te al Museo di Palaz­zo Riso di Paler­mo. Si trat­ta di ope­re depu­ra­to­ri d’a­ria natu­ra­li attra­ver­so appli­ca­zio­ni di nano­tec­no­lo­gie che con la luce, ridu­co­no gli inqui­nan­ti nel­l’a­ria, eli­mi­na­no gli odo­ri, e distrug­go­no gli agen­ti pato­ge­ni dan­no­si, ren­den­do gli ambien­ti più igie­ni­ci e confortevoli.

Fon­te: Wikipedia

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