Il resoconto di viaggio di Lucia Boldi in Giappone, un’esperienza forte e autentica che chiede di coinvolgere anche Pantelleria, pensiero costante anche dall’altra parte del mondo
di Lucia Boldi
Sono appena tornata da un viaggio in Giappone che mi ha lasciato una ferita nel cuore: non sarei più andata via. Solo il pensiero della mia piccola isola di Pantelleria può guarirmi dalla nostalgia!
Mi sono innamorata di Tokyo, delle luci di Shibuya e della vita giovane e creativa che si respira a Harajuku, dei templi colorati protetti da armoniosi giardini, del grande rispetto per gli anziani e per tutta la gente in generale. I generosi sorrisi e gli inchini rispettosi, il loro parlare a voce bassa, la disponibilità e l’orgoglio di un popolo unito e orgoglioso della loro resilienza.
Ma Tokyo è anche Shinjuku con i mille negozi, Omotesando, Ginza, i giardini zen, il sushi a tre stelle nei mezzanini della metro o al 14° piano di un grattacielo di vetro, alle piccole izakaia con appena 4 posti a sedere dove servono un gustosissimo ramen per pochissimi yen.
A proposito: ho già messo al collo in un laccetto di cuoio la monetina da 50 yen che ha un piccolo buco al centro e incisi dei fiori di crisantemo – fiore simbolo del Giappone legato alla famiglia imperiale – e penso che non la toglierò più. È il mio ringraziamento per tutta la bellezza che il Giappone mi ha regalato.
Sapete che non si fuma per strada e neppure si mangia passeggiando? Per le strade nessun cestino della spazzatura traboccante di cibo marcio o cartacce: ognuno porta la propria spazzatura fino a casa.
C’è ordine ed educazione civica, e tutto sembra funzionare bene: dalla metro che ha ben 9 linee che si intersecano alla perfezione per 180 stazioni, alle strade pulite e piene di vita senza motorini o monopattini che sbucano dal nulla o clacson di automobilisti infuriati.
Tutto è vita, fermento, ma anche calma e filosofia zen. Come negli onsen, i bagni termali in cui ci si immerge completamente nudi. Il pensiero mi stressava, e invece è stata un’esperienza molto bella: uomini e donne separati, c’è privacy e rispetto, spesso all’aperto e circondati da giardini sembra di immergersi in un ancestrale ventre materno, si raggiunge la pace zen in pochi secondi. L’onsen che abbiamo scelto era a Kinugawaonsen, una zona di montagna, vicino Nikkō e l’antico santuario Tōshōgū dedicato all’ultimo shogun del Giappone. Visitarlo e rimanere incantati dall’atmosfera degli antichi tetti a pagoda, della grande sala dedicata al culto, dei colori, degli intagli, dell’armonia e bellezza è stato un vero nutrimento per l’anima.
Dalla frenesia di Tokyo alla tranquilla Kyoto, viaggiando alla velocità di 350 km/h nel lucidissimo Shinkansen. Il Fuji innevato ci ha accompagnato per una piccola parte parte del viaggio durata appena 2 ore. A Kyoto abbiamo dormito in un ryokan nel tranquillo quartiere di Gion, dove non era difficile incontrare le geishe, alla sera, che si recavano nei locali.
Passare da un hotel in un grattacielo di Tokyo con materasso e topper alla Barbieri, ad un sottile futon poggiato direttamente sul tatami con porte in bamboo e carta di riso che si affacciano su giardini zen è uno scossone che ti fa vedere la vera anima del Giappone: non quella del turismo a 5 stelle, ma quella antica e vera.
Colazione con zuppa di miso, uova sode, cavolo e carote tagliate sottilissime con una delicata salsa ai semi di sesamo e gli tsukemono, tradizionali sottaceti giapponesi. Nessun rimpianto per il cappuccino e croissant: viaggiare è anche conoscere nuovi cibi e modi di vivere.
La foresta di bambù di Arashiyama con i suoi templi, la bellezza unica e la grazia del tempio dorato Kinkaku-ji e l’iconico Fushimi Inari dagli infiniti torii rossi, sono stati una tappa indispensabile per vedere un altro aspetto del Giappone: Kyoto è stata capitale del Giappone per più di mille anni ed è piena di storia vibrante e di tradizioni come il bellissimo spettacolo di teatro Kabuki. Per antico editto imperiale le donne non possono recitare così anche la tradizionale danza della geisha è interpretata magistralmente da un uomo travestito.
Da Kyoto a Nara: impossibile non visitare il tempio più grande di tutto il Giappone con il Buddha in bronzo di 15 metri, immerso in un parco dove passeggiano più di 1000 cervi sacri che si lasciano coccolare dai turisti.
Basta! Fermatemi!
Vorrei raccontarvi degli omamori, degli oracoli della fortuna, del profumo di incenso, dei Kimono in seta frusciante, della bistecca di Waggyu e di Kobe, ma basta!
Piuttosto una decisione è d’obbligo: dovrò prepararmi bene per ritornarvi, cioè dovrò studiare la loro magnifica e misteriosa lingua fatta di simboli e segni. Mi iscriverò al corso di giapponese dell’Unipant! Magari potremmo organizzare un viaggio nel Sol Levante tutti insieme!
Lucia Boldi, nata a Palermo nel 1961, ama definirsi una collezionista di storie e di emozioni. Da giovanissima ha firmato articoli di attualità per il giornale L’Ora. Negli anni ottanta, nella storica via Libertà, ha aperto una boutique, diventata presto luogo di nicchia per le appassionate di moda. Per quasi quarant’anni ha ricercato la bellezza nei vestiti e fatto emozionare tante donne grazie alla linea ardita di un abito, alla consistenza eterea di un caftano in seta o alla forma originale di una collana. Quando la moda ha smesso di darle il batticuore, ha scoperto che con la penna poteva ricreare lo stesso incanto. Scegliere le collezioni o scrivere libri sono due attività che, a suo dire, si somigliano: si tratta sempre di esprimere la propria personalità e i propri sentimenti, anche se in maniera diversa. Cucurummà è il suo romanzo d’esordio.