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Morte Panseca: la figlia Giorgia spiega il perché della denuncia
03/12/2024Sulla denuncia della famiglia Panseca a seguito della morte dell’artista nel nosocomio pantesco si è scritto tanto, ma non si è capito l’intento e l’impegno civico della famiglia.
A raccontarci cosa è successo quella sera e come si è arrivati alla denuncia contro ignoti abbiamo chiamato direttamente Giorgia Panseca, figlia di Filippo
di Francesca Marrucci
La scomparsa di Filippo Panseca ci ha colti tutti impreparati perché improvvisa, inaspettata e dolorosa. Ognuno ha vissuto a modo suo il lutto e anche noi abbiamo dedicato a Filippo un Editoriale, ma la vicenda drammatica che lo ha visto tristemente protagonista purtroppo non si conclude con il funerale.
Infatti, al dolore della famiglia per la sua repentina scomparsa si uniscono i dubbi e le tante domande suscitate dagli eventi accaduti quella sera e dal modo in cui Filippo Panseca sarebbe stato soccorso presso l’Ospedale Nagar di Pantelleria.
I titoli dei giornali di mezza nazione ci hanno informato in questi ultimi due giorni che la Famiglia Panseca ha denunciato il nosocomio, sono state spese parole che assomigliano ad una sorta di giustizialismo che non può essere più lontano dal senso civico dei figli del Maestro.
Per capire cosa è davvero successo abbiamo preferito sentire direttamente la figlia di Filippo Panseca, Giorgia, che ci ha spiegato quello che sa la famiglia di quanto accaduto quella sera e perché si è deciso di procedere a denuncia contro ignoti.
Giorgia, ci racconti cosa sapete di quanto successo quella notte.
Abbiamo la testimonianza di una amico di mio padre, un documentarista che stava girando proprio un documentario su di lui. Ci ha detto che fino alle 23.00 circa sono stati a ridere e scherzare senza che mio padre manifestasse alcun problema. Poi si sono lasciati e mio padre è andato a letto, mentre l’amico è rimasto ancora sveglio un paio d’ore per montare dei video. All’1.30 circa è stato svegliato da mio padre con la richiesta di andare in ospedale.
Quindi Filippo era vigile e autonomo?
Assolutamente sì. Abbiamo visto dai filmati delle telecamere, se la testimonianza non bastasse, che usciva, saliva in auto e la metteva in moto, tenendosi una mano al petto. Perfettamente presente a sé.
Cosa succede poi?
Si sono recati al Pronto Soccorso e il nostro amico ci ha riferito che hanno dovuto suonare ed aspettare 12–15 minuti prima che qualcuno venisse ad aprire. Quel qualcuno non era un medico, ma due infermiere in borghese, cioè in abiti civili, non con i camici.
Filippo e il vostro amico spiegano il malore al personale medico?
Sì, sospetto infarto, ma non viene trattato da codice rosso, eppure mio padre aveva 84 anni. Viene dato un codice giallo e portato a dare le generalità e espletare la parte amministrativa. Finita questa parte, mio padre viene trasferito in un’altra sala dove resterà solo, perché il nostro amico viene invitato ad uscire. Quello che succederà da quel momento in poi lo possiamo sapere solo dalla cartella clinica.
Cartella clinica che avete acquisito, ma che vi ha fatto sorgere altri dubbi?
Sì, ci sono delle cose che non si capiscono. Abbiamo consultato vari medici nostri amici e conoscenti e tutti ci hanno descritto allo stesso modo le procedure che devono essere effettuate in Pronto Soccorso in un simile caso, ma non è quello che leggiamo sulla cartella clinica.
Cosa c’è scritto?
Alle 2.15 troviamo scritto che viene fatto un elettrocardiogramma a mio padre che attesta che si è in presenza di un infarto acuto, ma non viene intrapresa alcuna terapia farmacologica antiaginosa, come si dovrebbe, o almeno non ne risulta alcuna dalla cartella clinica.
E cosa è stato fatto?
Non saprei, forse sono stati lì ad aspettare per vedere come andava, fatto sta che per mezzora non è registrata alcuna azione. Poi alle 2,45 viene chiamato un medico rianimatore. Il medico arriverà alle 3.05, dopo 20 minuti. Troppo tardi, perché la morte di mio padre viene registrata alle 3.02.
La cartella clinica e i dubbi rimasti
In questa terribile sequenza di eventi, scritta nero su bianco su una asettica cartella clinica, si concentra tutto il dolore e lo stupore della famiglia che immediatamente coglie delle lacune nell’agire registrato in quesi fogli ufficiali, lacune confermate da quanti, professionisti medici, hanno letto l’incartamento.
Da qui la decisione di capire cosa è successo, cosa non ha funzionato e la conseguente denuncia ai Carabinieri a carico di ignoti. Chi ha voluto suggerire un intento vendicativo o accusatorio dietro questa richiesta di chiarezza non ha compreso le intenzioni della famiglia.
“La nostra intenzione è che si capisca cosa non ha funzionato, se un problema c’è stato come sembra, e che tali fatti non si ripetano più. Pensiamo alla popolazione dell’isola che ha diritto a sentirsi tranquilla, perché una cosa di questo genere potrebbe capitare a chiunque. Non ce l’abbiamo con nessuno e non cerchiamo vendette. Noi diciamo che non si può morire così. Il nostro è un impegno civico, perché anche noi viviamo l’isola e la amiamo e vogliamo che i panteschi possano avere accesso ad una sanità adeguata e preparata, che non siano considerati di serie B.”
In questo quadro triste e doloroso, Giorgia Panseca ci dà una notizia bella e che attendavamo: “Le ceneri di papà riposeranno qui, sull’isola, nel suo mausoleo. Organizzeremo una cerimonia, magari in primavera, per la sistemazione definitiva, ma come ha sempre voluto lui, riposerà a Pantelleria, con lo sguardo rivolto al tramonto che amava tanto.”
Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.
L’ospedale ce’ e tutto sommato e’ un ospedale all’altezza, forse il problema e’ il personale non all’altezza o non motivato. Probabilmente vedeno Pantelleria come una destinazione punitiva e/o disagiata o come qualcosa di passeggero… Un periodo da fare passare!
Serve personale che abbia a cura l’isola e i suoi abitanti e che capisca l importanza del proprio ruolo in una realtà del genere con problemi di collegamenti che rendono tutto più complicato.
Inoltre una cosa, da Torino a Pantelleria l’emergenza COVID e’ ormai terminata, riaprite gli ospedali e snellite le procedure.
Si arriva negli ospedali e si deve suonare/ bussare, sperando che ti sentano o nn siano occupati in altro. ( Senza fare polemica). Non puoi funzionare così.
Oggi e’ successo ad un uomo (una bellissima persona e artista enorme) di 84 anni che ha vissuto la sua vita a pieno.… E possiamo anche farcene una ragione.… ma Domani?