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Morte Panseca: la figlia Giorgia spiega il perché della denuncia

Filippo Panseca

Filippo Panseca

Sulla denuncia della famiglia Panseca a seguito della morte dell’artista nel nosocomio pantesco si è scritto tanto, ma non si è capito l’intento e l’impegno civico della famiglia.

A raccontarci cosa è successo quella sera e come si è arrivati alla denuncia contro ignoti abbiamo chiamato direttamente Giorgia Panseca, figlia di Filippo

di Fran­ce­sca Marrucci

La scom­par­sa di Filip­po Pan­se­ca ci ha col­ti tut­ti impre­pa­ra­ti per­ché improv­vi­sa, ina­spet­ta­ta e dolo­ro­sa. Ognu­no ha vis­su­to a modo suo il lut­to e anche noi abbia­mo dedi­ca­to a Filip­po un Edi­to­ria­le, ma la vicen­da dram­ma­ti­ca che lo ha visto tri­ste­men­te pro­ta­go­ni­sta pur­trop­po non si con­clu­de con il funerale.

Infat­ti, al dolo­re del­la fami­glia per la sua repen­ti­na scom­par­sa si uni­sco­no i dub­bi e le tan­te doman­de susci­ta­te dagli even­ti acca­du­ti quel­la sera e dal modo in cui Filip­po Pan­se­ca sareb­be sta­to soc­cor­so pres­so l’O­spe­da­le Nagar di Pantelleria.

I tito­li dei gior­na­li di mez­za nazio­ne ci han­no infor­ma­to in que­sti ulti­mi due gior­ni che la Fami­glia Pan­se­ca ha denun­cia­to il noso­co­mio, sono sta­te spe­se paro­le che asso­mi­glia­no ad una sor­ta di giu­sti­zia­li­smo che non può esse­re più lon­ta­no dal sen­so civi­co dei figli del Maestro.

Per capi­re cosa è dav­ve­ro suc­ces­so abbia­mo pre­fe­ri­to sen­ti­re diret­ta­men­te la figlia di Filip­po Pan­se­ca, Gior­gia, che ci ha spie­ga­to quel­lo che sa la fami­glia di quan­to acca­du­to quel­la sera e per­ché si è deci­so di pro­ce­de­re a denun­cia con­tro ignoti.

Giorgia, ci racconti cosa sapete di quanto successo quella notte.

Abbia­mo la testi­mo­nian­za di una ami­co di mio padre, un docu­men­ta­ri­sta che sta­va giran­do pro­prio un docu­men­ta­rio su di lui. Ci ha det­to che fino alle 23.00 cir­ca sono sta­ti a ride­re e scher­za­re sen­za che mio padre mani­fe­stas­se alcun pro­ble­ma. Poi si sono lascia­ti e mio padre è anda­to a let­to, men­tre l’a­mi­co è rima­sto anco­ra sve­glio un paio d’o­re per mon­ta­re dei video. All’1.30 cir­ca è sta­to sve­glia­to da mio padre con la richie­sta di anda­re in ospedale.

Quindi Filippo era vigile e autonomo?

Asso­lu­ta­men­te sì. Abbia­mo visto dai fil­ma­ti del­le tele­ca­me­re, se la testi­mo­nian­za non bastas­se, che usci­va, sali­va in auto e la met­te­va in moto, tenen­do­si una mano al pet­to. Per­fet­ta­men­te pre­sen­te a sé.

Cosa succede poi?

Si sono reca­ti al Pron­to Soc­cor­so e il nostro ami­co ci ha rife­ri­to che han­no dovu­to suo­na­re ed aspet­ta­re 12–15 minu­ti pri­ma che qual­cu­no venis­se ad apri­re. Quel qual­cu­no non era un medi­co, ma due infer­mie­re in bor­ghe­se, cioè in abi­ti civi­li, non con i camici.

Filippo e il vostro amico spiegano il malore al personale medico?

Sì, sospet­to infar­to, ma non vie­ne trat­ta­to da codi­ce ros­so, eppu­re mio padre ave­va 84 anni. Vie­ne dato un codi­ce gial­lo e por­ta­to a dare le gene­ra­li­tà e esple­ta­re la par­te ammi­ni­stra­ti­va. Fini­ta que­sta par­te, mio padre vie­ne tra­sfe­ri­to in un’al­tra sala dove reste­rà solo, per­ché il nostro ami­co vie­ne invi­ta­to ad usci­re. Quel­lo che suc­ce­de­rà da quel momen­to in poi lo pos­sia­mo sape­re solo dal­la car­tel­la clinica.

Cartella clinica che avete acquisito, ma che vi ha fatto sorgere altri dubbi?

Sì, ci sono del­le cose che non si capi­sco­no. Abbia­mo con­sul­ta­to vari medi­ci nostri ami­ci e cono­scen­ti e tut­ti ci han­no descrit­to allo stes­so modo le pro­ce­du­re che devo­no esse­re effet­tua­te in Pron­to Soc­cor­so in un simi­le caso, ma non è quel­lo che leg­gia­mo sul­la car­tel­la clinica.

Cosa c’è scritto?

Alle 2.15 tro­via­mo scrit­to che vie­ne fat­to un elet­tro­car­dio­gram­ma a mio padre che atte­sta che si è in pre­sen­za di un infar­to acu­to, ma non vie­ne intra­pre­sa alcu­na tera­pia far­ma­co­lo­gi­ca anti­a­gi­no­sa, come si dovreb­be, o alme­no non ne risul­ta alcu­na dal­la car­tel­la clinica.

E cosa è stato fatto? 

Non saprei, for­se sono sta­ti lì ad aspet­ta­re per vede­re come anda­va, fat­to sta che per mez­zo­ra non è regi­stra­ta alcu­na azio­ne. Poi alle 2,45 vie­ne chia­ma­to un medi­co ria­ni­ma­to­re. Il medi­co arri­ve­rà alle 3.05, dopo 20 minu­ti. Trop­po tar­di, per­ché la mor­te di mio padre vie­ne regi­stra­ta alle 3.02.

La cartella clinica e i dubbi rimasti

In que­sta ter­ri­bi­le sequen­za di even­ti, scrit­ta nero su bian­co su una aset­ti­ca car­tel­la cli­ni­ca, si con­cen­tra tut­to il dolo­re e lo stu­po­re del­la fami­glia che imme­dia­ta­men­te coglie del­le lacu­ne nel­l’a­gi­re regi­stra­to in que­si fogli uffi­cia­li, lacu­ne con­fer­ma­te da quan­ti, pro­fes­sio­ni­sti medi­ci, han­no let­to l’incartamento.

Da qui la deci­sio­ne di capi­re cosa è suc­ces­so, cosa non ha fun­zio­na­to e la con­se­guen­te denun­cia ai Cara­bi­nie­ri a cari­co di igno­ti. Chi ha volu­to sug­ge­ri­re un inten­to ven­di­ca­ti­vo o accu­sa­to­rio die­tro que­sta richie­sta di chia­rez­za non ha com­pre­so le inten­zio­ni del­la famiglia.

La nostra inten­zio­ne è che si capi­sca cosa non ha fun­zio­na­to, se un pro­ble­ma c’è sta­to come sem­bra, e che tali fat­ti non si ripe­ta­no più. Pen­sia­mo alla popo­la­zio­ne del­l’i­so­la che ha dirit­to a sen­tir­si tran­quil­la, per­ché una cosa di que­sto gene­re potreb­be capi­ta­re a chiun­que. Non ce l’ab­bia­mo con nes­su­no e non cer­chia­mo ven­det­te. Noi dicia­mo che non si può mori­re così. Il nostro è un impe­gno civi­co, per­ché anche noi vivia­mo l’i­so­la e la amia­mo e voglia­mo che i pan­te­schi pos­sa­no ave­re acces­so ad una sani­tà ade­gua­ta e pre­pa­ra­ta, che non sia­no con­si­de­ra­ti di serie B.”

In que­sto qua­dro tri­ste e dolo­ro­so, Gior­gia Pan­se­ca ci dà una noti­zia bel­la e che atten­da­va­mo: “Le cene­ri di papà ripo­se­ran­no qui, sul­l’i­so­la, nel suo mau­so­leo. Orga­niz­ze­re­mo una ceri­mo­nia, maga­ri in pri­ma­ve­ra, per la siste­ma­zio­ne defi­ni­ti­va, ma come ha sem­pre volu­to lui, ripo­se­rà a Pan­tel­le­ria, con lo sguar­do rivol­to al tra­mon­to che ama­va tan­to.”

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