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Passito di Pantelleria: un patrimonio a rischio. Le istituzioni indifferenti

Passito di Pantelleria: un patrimonio a rischio nell’indifferenza delle istituzioni

La tra­smis­sio­ne Report anda­ta in onda ieri sera ha acce­so i riflet­to­ri su un tema di straor­di­na­ria gra­vi­tà che coin­vol­ge la pro­du­zio­ne del Pas­si­to di Pan­tel­le­ria, una del­le eccel­len­ze eno­ga­stro­no­mi­che ita­lia­ne rico­no­sciu­te a livel­lo inter­na­zio­na­le. Le irre­go­la­ri­tà emer­se met­to­no in discus­sio­ne non solo la qua­li­tà del pro­dot­to, ma anche l’etica di chi dovreb­be rap­pre­sen­ta­re il meglio del­la nostra tra­di­zio­ne vinicola.

Secon­do quan­to ripor­ta­to, le can­ti­ne più impor­tan­ti dell’isola – quel­le che dovreb­be­ro esse­re le custo­di del­la tra­di­zio­ne e del­la qua­li­tà – sem­bra­no non rispet­ta­re il disci­pli­na­re di produzione.

In par­ti­co­la­re, è sta­to evi­den­zia­to l’utilizzo di ser­re per l’appassimento del­le uve, un ambien­te con­di­zio­na­to che con­trav­ver­reb­be alle dispo­si­zio­ni del disci­pli­na­re che impon­go­no l’appassimento al sole, con la pos­si­bi­li­tà di coper­tu­ra solo in caso di intem­pe­rie. Un meto­do che sna­tu­ra il pro­dot­to e tra­di­sce la fidu­cia dei consumatori.

Anco­ra più gra­ve è l’uso impro­prio dei segni distin­ti­vi di Pan­tel­le­ria e del suo nome per com­mer­cia­liz­za­re vini IGT che, anche se pro­dot­ti in un ter­ri­to­rio inte­ra­men­te DOC, sfug­go­no alle rego­le più rigo­ro­se del disci­pli­na­re DOC e non con­tri­bui­sco­no eco­no­mi­ca­men­te all’a­zio­ne di tute­la e valo­riz­za­zio­ne del con­sor­zio oppu­re addi­rit­tu­ra sono pro­dot­te con uve non di Pan­tel­le­ria, ma ne richia­ma­no il nome. Que­sta pra­ti­ca non solo ingan­na il mer­ca­to, ma vio­le­reb­be i rego­la­men­ti del TUV. Que­sti com­por­ta­men­ti sono resi anco­ra più inac­cet­ta­bi­li dal fat­to che pro­ven­go­no dal­le can­ti­ne più rap­pre­sen­ta­ti­ve non solo dell’isola, ma di tut­ta la Sicilia.

Di fron­te a que­ste evi­den­ze, non è più tol­le­ra­bi­le il silen­zio e l’inazione dell’Amministrazione Comu­na­le e del Par­co Nazio­na­le. Chie­dia­mo un inter­ven­to imme­dia­to a dife­sa dei nostri agri­col­to­ri e del­la con­ti­nui­tà del­l’a­zio­ne por­ta­ta avan­ti dal­la pre­ce­den­te Ammi­ni­stra­zio­ne Cam­po a dife­sa del­lo Zibib­bo e del­la sua rico­no­sci­bi­li­tà nel mondo.

È neces­sa­rio garan­ti­re tra­spa­ren­za e lega­li­tà lun­go tut­ta la filie­ra pro­dut­ti­va, sal­va­guar­dan­do il valo­re e la repu­ta­zio­ne del Pas­si­to di Pan­tel­le­ria. Anda­re a brac­cet­to con chi inve­ce per­se­gue stra­de diver­se è solo l’i­ni­zio di una fine già da tem­po annunciata.

Le isti­tu­zio­ni loca­li devo­no assu­mer­si la respon­sa­bi­li­tà di pro­teg­ge­re un patri­mo­nio cul­tu­ra­le ed eco­no­mi­co che appar­tie­ne a tut­ta la comu­ni­tà. Non pos­sia­mo per­met­te­re che l’indifferenza ammi­ni­stra­ti­va con­tri­bui­sca a distrug­ge­re un sim­bo­lo del­la nostra identità.

Pantelleria2050

Pan­tel­le­ria, 4 feb­bra­io 2025

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