Anche il Parco Nazionale dell’isola di Pantelleria è destinatario del modello presentato in Prefettura per…
Parco Pantelleria, Parrinello: grandi opportunità per un’isola resiliente
07/10/2019Una lunga chiacchierata con il Direttore del Parco Nazionale di Pantelleria, Antonio Parrinello, che ci ha illustrato le potenzialità dell’isola e come il Parco può aiutare lo sviluppo sostenibile della Perla Nera
di Francesca Marrucci
È ormai un anno e mezzo che il Parco Nazionale di Pantelleria è attivo, anche se mancano ancora tanti pezzi a completarlo, pezzi che si stanno aggiungendo man mano. A parlarci di come funziona e come funzionerà l’ente è proprio il suo Direttore, Antonio Parrinello, il cuore attivo dell’istituzione, di fatto anch’egli un pantesco acquisito, innamorato dell’isola.
Nelle parole del Direttore c’è tutta l’importanza di concepire, in specie da parte dei panteschi, il Parco come un’opportunità per rivalutare le vocazioni originarie dell’isola, proiettandola nel futuro, rimanendo fedele alle sue vocazioni originarie e alle sue tradizioni.
Direttore, il Parco è spesso criticato perché sembra inattivo o inefficace in alcuni ambiti. Qual è la situazione reale?
La verità è che questo Parco deve ancora crescere, ha un’amministrazione stabile da un solo anno dopo i Commissariamenti e quindi è solo un anno che abbiamo cominciato a mettere le basi per la struttura., ma in questo anno abbiamo seminato molto. Nei prossimi mesi inizieremo a raccogliere.
Abbiamo ampiamente parlato del salvataggio dei fenicotteri avvenuto in queste settimane e del fatto che non ci sia un ornitologo al Parco nonostante la presenza di uccelli migratori. Ne è previsto uno?
Non abbiamo un ornitologo, è vero, ma mancano ancora tante altre figure, se è per questo. L’intenzione è quella di sopperire a queste mancanze con la collaborazione fattiva con le associazioni ambientaliste, tipo Lipu o Legambiente, anche perché non vogliamo che questo Parco diventi una sorta di ‘banco delle assunzioni’ come è successo da altre parti.
Abbiamo appena assunto tre persone con un bando, altre due dovrebbero essere assunte a novembre e così a seguire fino ad arrivare ad almeno dieci unità.
Gli uccelli migratori però avranno sempre un posto importante per la loro presenza sull’isola…
Per quanto riguarda i fenicotteri, ci siamo sempre prodigati, come per altre urgenze ornitologiche. L’idea sarebbe quella di riuscire ad istituire a Pantelleria un Hotel per Uccelli Migratori ed è un progetto che dovranno portare avanti Parco, Comune ed istituzioni locali. Si tratta di coniugare la creazione di un habitat ideale per gli uccelli migratori alle esigenze turistiche, come può essere quella del bird watching, che ben si sposa con il turismo per trekking e sentieri. Gli uccelli, quando si trovano sull’isola, devono trovare delle condizioni ideali per poter restare e per fare ciò devono avere anche un riferimento idrico, che certo non può essere il Lago. Stiamo pensando ad un sistema che richiama un antico uso pantesco: far condensare l’acqua delle favare in pozze d’acqua a cui possono abbeverarsi gli uccelli.
La prima esperienza con gli uccelli migratori che ha visto protagonista il Parco, però, risale allo scorso anno…
Sì, nel 2018 siamo stati parte attiva nel monitorare la presenza di un capovaccaio. purtroppo la storia degli esemplari che erano due sorelle non è finita bene. Una è stata uccisa a Marsala, l’altra è riuscita ad arrivare qui e fino a che è stata a Pantelleria non ha avuto alcun problema e l’abbiamo seguita quotidianamente. purtroppo, poi è ripartita per la Tunisia, dove è stata uccisa anch’essa. Dopo questa esperienza abbiamo anche cominciato a lavorare all’idea di bird watching che non solo sia fonte di turismo, ma aiuti anche nella tutela del territorio.
Il Parco non è nato a Pantelleria sotto i migliori auspici, in specie dalla prospettiva dei panteschi.
Il Parco è stato percepito più come una minaccia o un’imposizione che un’opportunità dai panteschi. La situazione ora è cambiata e sta assumendo finalmente una struttura più conforme al territorio. Il nostro sforzo sta nel far capire alla gente che il Parco equivale ad una semplificazione dei vincoli, non ad una complicazione. Il Parco rappresenta una potenzialità per molti dei settori che operano, anche in seria difficoltà, su quest’isola. Il nostro scopo è proprio lavorare per farli emergere.
Facciamo alcuni esempi?
In agricoltura, ad esempio, stiamo costruendo protocolli di rispetto per l’ambiente da mettere a disposizione delle aziende agricole per l’uso di fitofarmaci previsti in agricoltura biologica.Pensiamo, come Parco, che per mantenere la tradizione, la tipicità e il legame con il territorio è necessario usare la tecnologia. E proprio grazie alla tecnologia vogliamo introdurre a Pantelleria delle tecniche di diserbo che rispettino l’ambiente, dei sistemi nuovi di lavorazione che consentano di poter intervenire meccanicamente nella lavorazione anche dei terrazzamenti e allo stesso tempo, utilizzare le nuove tecnologie anche per la commercializzazione dei prodotti, garantendone la provenienza dall’isola.
Tecnologia quindi non è in contraddizione con tradizione?
Vogliamo da un lato rispettare il lavoro millenario dell’uomo su quest’isola, cercando però di applicare ad esso delle nuove tecnologie che gli consentano di sopravvivere nel mondo attuale. Non siamo per proibire, ma per costruire alternative efficaci che consentano di sostituire tutto ciò che non va bene per l’ambiente dell’isola.
Pantelleria è spesso teatro di test e sperimentazioni innovative, la tecnologia quindi cerca l’isola. Che ruolo ha il Parco in questo ambito?
Pantelleria è un luogo resiliente da un lato, ma dall’altro può essere luogo di sperimentazione per il futuro. Un mix di possibilità che il Parco vuole portare avanti ed incoraggiare. Non è un caso se Pantelleria è stata scelta dalla Commissione Europea come isola modello di transizione energetica. La vera sfida è questa: stimolare l’uso delle nuove tecnologie, mantenendo l’aspetto e la vocazione originari dell’isola.
Lei è noto per avere un amore profondo per Pantelleria, pur non essendo pantesco. Far conoscere le bellezze di quest’isola in modo diversificato è quindi uno dei suoi cavalli di battaglia da quando ha assunto questo ruolo. Otre a quanto ci ha raccontato, quali altri percorsi si possono intraprendere per aiutare Pantelleria?
Tanti, ogni giorno offre nuove possibilità. L’isola offre, lo hanno dimostrato anche i tanti interventi di livello che hanno animato le conferenze del Passitaly, per sue caratteristiche specifiche, tante risorse. Ora, ad esempio, vorremmo candidarla come luogo ideale per il lavoro da remoto. Ci sono agenzie internazionali che offrono, a chi fa telelavoro, la possibilità di lavorare nei posti migliori del mondo, coniugando lavoro e vacanza. Quale luogo migliore di Pantelleria?
Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.