A quando un nuovo muro di recinzione per il Canile di Pantelleria? La risposta è…
Pantelleria, inceneritori, l’Assessore Parisi: ‘Non basta cambiargli il nome’
08/10/2019Inceneritori. L’Assessore Angelo Parisi, ingegnere ambientale, prende spunto da una trasmissione della Gabanelli per spiegare che non è vero che ‘non ci sono alternative’ per lo smaltimento dei rifiuti
di Angelo Parisi
“Non ci sono alternative!”.
Quante volte si è sentita dire questa frase?
Io personalmente la sentivo pronunciare una decina di anni fa, quando tutti sostenevano che senza l’energia nucleare non saremmo mai riusciti a fare a meno delle fonti fossili: “non ci sono alternative!”.
Poi nel 2011 un terremoto, seguito da un maremoto, in quello che forse è il Paese tecnologicamente più avanzato del mondo, ci ha svegliato dal sonno e ci ha fatto scoprire che il nucleare non è la soluzione e che le alternative ci sono.
L’altra sera mi è successo un’altra volta. Stavo guardando un telegiornale nazionale quando ad un tratto risento quella frase: “non ci sono alternative!”.
Stavolta si parlava di rifiuti e la panacea di tutti i mali era l’incenerimento.
Nulla di strano se a pronunciarla non fosse Milena Gabanelli. La giornalista che per tanti anni ha condotto un programma che faceva della verità e della verifica delle fonti un mantra.
Stavolta purtroppo la Gabanelli ha toppato. Alla grande.
Partendo dai roghi dei depositi di plastica e facendo intendere che le mafie lucrano SOLO sul riciclo dei rifiuti, parte con una filippica che all’inizio sembra andare verso la corretta via: riduzione della produzione di rifiuti, economia circolare, riciclo spinto. Dopo questa breve introduzione, però, arriva la domanda a trabocchetto: “intanto cosa ne facciamo del 30% di rifiuti che non si riescono a riciclare?”.
Già, cosa ne facciamo?
Una possibile risposta, che andrebbe nella direzione dell’economia circolare, potrebbe essere: “ne facciamo sabbia sintetica”.
Ma lei no. Dimentica quanto detto un secondo prima e in modo imperturbabile afferma: “li inceneriamo!”.
Già, perché a suo dire ormai gli inceneritori sono sicuri, non emettono alcuna sostanza nociva, sono efficientissimi e riscaldano millemigliaia di case.
E poi come dovremmo fare, dato che ormai la Cina non accetta più la nostra plastica?
Già, la colpa è di quei cattivi cinesi che preferiscono fare business riciclando la loro plastica invece che la nostra. Mica come noi che proviamo a spedirla all’estero.
E così passa alla descrizione dell’inceneritore di Bolzano, “quello più moderno”, dice lei. Quello che sembra emettere vapori balsamici dai camini. Concentrazioni bassissime di diossine, afferma. Zerovirgola una sfilza di zeri.
Dimentica di dire, però, che quegli zerovirgola non si riferiscono a misurazioni continue realizzate per 365 giorni l’anno, ma a misurazioni effettuate 6 volte l’anno della durata di 15 giorni ciascuna, per un totale di 90 giorni annui.
Ma in realtà cos’altro non viene detto?
Per scoprirlo basta dare un’occhiata al bilancio di massa dell’impianto pubblicato dalla stessa società che lo gestisce.
Si scopre così che l’inceneritore non brucia solo rifiuti, ma anche metano.
Questo perchè i rifiuti arrivano umidi e pertanto, prima di essere bruciati, devono essere essiccati, altrimenti non si “accendono”. Essiccazione che si ottiene anche bruciando metano.
L’energia netta prodotta dall’inceneritore è pari a circa 82.500 MWh di elettricità e 65.500 MWh di calore. Il che vuol dire che il rendimento del sistema, considerando che i rifiuti in ingresso hanno un contenuto energetico pari a circa 455.000 MWh, è pari al 18% per l’elettricità e al 14% per il calore. Per un totale del 32%.
Se consideriamo che un moderno impianto di cogenerazione presenta rendimenti totali netti superiori al 80%, si capisce che lo scopo principale degli inceneritori, anche quelli più “moderni”, non è la valorizzazione del rifiuto sotto forma di energia, ma la riduzione del suo volume, che avviene trasformandolo principalmente in gas.
Infatti basta fare due semplici calcoli, ricordando che un certo Lavoisier disse che “nulla si crea e nulla si distrugge”, per rendersi conto che delle 135.000 tonnellate di rifiuti solidi trattati, circa 31.000 tonnellate rimarranno in forma solida, andando a finire principalmente in discarica, mentre le restanti 100.000 tonnellate si trasformeranno in gas e fuoriusciranno dai camini all’interno degli oltre 937 milioni di Nm3 di gas.
E da lì, dentro i polmoni di chi abita nelle vicinanze dell’impianto.
Ecco spiegato il reale funzionamento di un inceneritore.
Ma credo che la Gabanelli lo conosca benissimo.
Altrimenti non concluderebbe il suo intervento dicendo: “Termovalorizzatore: chiamiamolo così perché inceneritore è bruttissimo”.
Come se, per citare Shakespeare, una rosa perdesse il suo profumo se gli cambiassimo il nome.
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