Dopo 80 anni torna a Pantelleria la “Danza del grano”

Dopo 80 anni torna a Pantelleria la “Danza del grano”

17/07/2020 0 Di Andrea Govinda Tusa

Dopo 80 anni si torna a coltivare il grano a Pantelleria: il progetto della “Danza del grano”

di Andrea Govin­da Tusa

            È sta­ta una gior­na­ta emo­zio­nan­te e indi­men­ti­ca­bi­le quel­la del­la “Dan­za del gra­no”. L’i­ni­zia­ti­va, idea­ta e rea­liz­za­ta dal­l’im­pren­di­to­re agri­co­lo Fran­co Vesce­ra in col­la­bo­ra­zio­ne con gli agri­col­to­ri loca­li Andrea Blan­di­no e Simo­ne D’An­co­na, rap­pre­sen­ta un momen­to sto­ri­co di par­ti­co­la­re impor­tan­za per l’i­so­la di Pan­tel­le­ria. L’e­ven­to, che a mio avvi­so non ha avu­to l’at­ten­zio­ne e la riso­nan­za media­ti­ca che avreb­be meri­ta­to, si è svol­to il 10 luglio duran­te tut­to l’ar­co del­la giornata.

            Ma andia­mo per ordi­ne, ini­zian­do con la pre­sen­ta­zio­ne dei pro­ta­go­ni­sti di que­sta gran bel­la ini­zia­ti­va. Fran­co Vesce­ra con­du­ce un’a­zien­da di tra­sfor­ma­zio­ne e pani­fi­ca­zio­ne dei gra­ni anti­chi nel sira­cu­sa­no (pre­ci­sa­men­te nei pae­si di Car­len­ti­ni e Vil­la­smun­do), che va avan­ti da otto gene­ra­zio­ni. L’a­zien­da, che è com­po­sta da un gran­de cen­tro di tra­sfor­ma­zio­ne e da due pani­fi­ci, pro­du­ce pane e diver­si tipi di pro­dot­ti (pasta, biscot­ti, dol­ci e altri deri­va­ti del gra­no). Oltre alle atti­vi­tà di tra­sfor­ma­zio­ne, pro­du­zio­ne e ven­di­ta di que­sti pro­dot­ti, Fran­co Vesce­ra ha avvia­to da alcu­ni anni un’o­pe­ra di dif­fu­sio­ne del­le cono­scen­ze e dei sape­ri lega­ti ai gra­ni anti­chi, cer­can­do di coniu­ga­re la pro­dut­ti­vi­tà con la ricer­ca sul­le varie tipo­lo­gie di gra­ni anti­chi. Appas­sio­na­to da tem­po di archeo­lo­gia, etnoan­tro­po­lo­gia e ali­men­ta­zio­ne, si defi­ni­sce un “archeo­lo­go dei gra­ni anti­chi”. Aven­do stret­to un’a­mi­ci­zia con mio padre Seba­stia­no Tusa, lo accom­pa­gna­va spes­so per la Sici­lia in occa­sio­ne dei con­ve­gni e del­le pre­sen­ta­zio­ni dei suoi libri, coglien­do l’oc­ca­sio­ne per dif­fon­de­re la cono­scen­za rela­ti­va ai gra­ni anti­chi e pre­sen­ta­re la sua azien­da al pubblico.

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            Con­ver­san­do con Fran­co, dai suoi occhi tra­spa­re una gran­de emo­zio­ne e un entu­sia­smo qua­si infan­ti­le per le que­stio­ni rela­ti­ve alla sto­ria del rap­por­to tra uomo e cibo, ed in par­ti­co­la­re al ruo­lo cen­tra­le che ha avu­to il gra­no nel­l’e­co­no­mia e nel­la vita socia­le e cul­tu­ra­le del­le civil­tà uma­ne sin dal­l’an­ti­chi­tà. Fran­co par­te dal­la con­sta­ta­zio­ne che l’e­le­men­to più impor­tan­te del­la die­ta uma­na è costi­tui­to dai car­boi­dra­ti e quin­di dai cerea­li. Se duran­te la pre­i­sto­ria, fino al meso­li­ti­co l’uo­mo pre­di­li­ge­va il con­su­mo di car­ne, pesce, frut­ti e ver­du­re spon­ta­nee, e quin­di i cerea­li con­su­ma­ti (pre­va­len­te­men­te orzo, far­ro ed altri cerea­li spon­ta­nei) era­no un ele­men­to secon­da­rio del­la die­ta, con la rivo­lu­zio­ne neo­li­ti­ca avvie­ne un len­to e gra­dua­le pas­sag­gio da una socie­tà di cac­cia­to­ri-rac­co­gli­to­ri, a una socie­tà basa­ta sul­l’a­gri­col­tu­ra stan­zia­le, con un con­se­guen­te pro­ces­so di sele­zio­ne e addo­me­sti­ca­men­to sia degli ani­ma­li che dei vege­ta­li. I cerea­li diven­ta­no quin­di l’e­le­men­to base del­la die­ta uma­na. Que­sto len­to e deli­ca­to pro­ces­so che l’ar­cheo­lo­go Gor­don Chil­de defi­nì “Rivo­lu­zio­ne Neo­li­ti­ca” si com­pie intor­no al X seco­lo a.C. (9000 a.C.) in quel­l’a­rea del Medio Orien­te che vie­ne deno­mi­na­ta “Mez­za­lu­na fer­ti­le”. Que­sta cul­tu­ra neo­li­ti­ca basa­ta sul­l’a­gri­col­tu­ra stan­zia­le e sul­l’al­le­va­men­to, secon­do Gor­don Chil­de si svi­lup­pa ini­zial­men­te nel Vici­no Orien­te, per poi dif­fon­der­si in segui­to nel con­ti­nen­te europeo.

granoTor­nan­do all’e­ven­to del­la “Dan­za del gra­no”, chia­ma­to così dal­l’i­dea­to­re per il carat­te­ri­sti­co movi­men­to del­le spi­ghe di gra­no gene­ra­to dal ven­to, mi sem­bra dove­ro­so spie­ga­re innan­zi­tut­to le ragio­ni e gli obiet­ti­vi fon­da­men­ta­li di que­sta ori­gi­na­le iniziativa.

Da alcu­ni anni Fran­co Vesce­ra avva­len­do­si del­la col­la­bo­ra­zio­ne degli agri­col­to­ri loca­li e di vari atto­ri socia­li del ter­ri­to­rio ha ini­zia­to ad avvia­re degli espe­ri­men­ti di col­ti­va­zio­ne dei gra­ni anti­chi in alcu­ni luo­ghi del­la Sici­lia mol­to signi­fi­ca­ti­vi da un pun­to di vista sto­ri­co e sim­bo­li­co. Ad esem­pio, gra­zie alla dispo­ni­bi­li­tà di mio padre (all’e­po­ca già Asses­so­re Regio­na­le ai beni cul­tu­ra­li) cir­ca un anno e mez­zo fa ha potu­to intro­dur­re i gra­ni anti­chi su un pic­co­lo appez­za­men­to del­l’i­so­lot­to di Mozia di pro­prie­tà del­la Fon­da­zio­ne Whi­ta­ker, dove si tro­va uno dei più impor­tan­ti e affa­sci­nan­ti siti archeo­lo­gi­ci sici­lia­ni risa­len­te all’e­po­ca feni­cio-puni­ca. In que­st’i­so­lot­to dove il tem­po sem­bra che si sia fer­ma­to, l’e­sta­te scor­sa Fran­co, con la col­la­bo­ra­zio­ne di alcu­ni con­ta­di­ni del­le zone cir­co­stan­ti e del­la Fon­da­zio­ne Whi­ta­ker (nel­le per­so­ne del­la segre­ta­ria Enza Carol­lo e del­la con­si­glie­ra mia zia Lidia Tusa) ha orga­niz­za­to una gior­na­ta in cui si è svol­ta la mie­ti­tu­ra tra­di­zio­na­le con la fal­ce, e la treb­bia­tu­ra con l’a­si­no, accom­pa­gna­te da una ban­da di musi­ca tra­di­zio­na­le sici­lia­na. L’e­ven­to si è con­clu­so con una  cena in cui ha par­te­ci­pa­to anche il vice-pre­si­den­te del­la Regio­ne Gae­ta­no Armao.

Da cir­ca 20 anni Fran­co ha ini­zia­to una serie di stu­di e di ricer­che sul­la cerea­li­col­tu­ra, appro­fon­den­do in par­ti­co­la­re la sto­ria dei gra­ni anti­chi. Dopo una pri­ma spe­ri­men­ta­zio­ne di col­ti­va­zio­ne e rac­col­ta del gra­no rea­liz­za­ta l’an­no scor­so su 5 etta­ri di ter­re­no a Pan­tel­le­ria, que­st’an­no Fran­co ha deci­so di ripro­por­re que­sta espe­rien­za in modo più serio e orga­niz­za­to, sfrut­tan­do ben 25 etta­ri di ter­re­ni spar­si in varie zone del­l’i­so­la. Ha semi­na­to tre varie­tà anti­che: rus­sel­lo, timi­lia e per­cia­sac­chi. A secon­da del­le diver­si­tà pedo­cli­ma­ti­che e ambien­ta­li del­le varie zone di col­ti­va­zio­ne (Sibà, Ghir­lan­da, Kazen, Buge­ber) è sta­to pos­si­bi­le otte­ne­re del­le varie­tà uni­che, con del­le carat­te­ri­sti­che spe­ci­fi­che dal pun­to di vista orga­no­let­ti­co. La mie­ti­tu­ra ha dato un risul­ta­to di cir­ca 1500–2000 kg per etta­ro semi­na­to. Dai 700 metri di altez­za sopra la con­tra­da di Sibà, fino al livel­lo del mare, la diver­si­tà del­le varie zone inte­res­sa­te ha mostra­to come ogni eco­ti­po di gra­no pos­sa dare risul­ta­ti diver­si, pre­sen­tan­do quel­le che lui stes­so defi­ni­sce le “Pan­tel­le­rie dei gra­ni”. Gra­zie al con­nu­bio tra inno­va­zio­ne e tra­di­zio­ne, con l’u­ti­liz­zo di gra­ni anti­chi di qua­li­tà semi­na­ti e rac­col­ti con dei moder­ni mac­chi­na­ri, si è dimo­stra­to che è pos­si­bi­le otte­ne­re dei risul­ta­ti qua­li­ta­ti­va­men­te note­vo­li sia per la genui­ni­tà che per le qua­li­tà orga­no­let­ti­che. Se per la semi­na e la rac­col­ta sono sta­ti usa­ti dei mac­chi­na­ri di ulti­ma gene­ra­zio­ne, per la tra­sfor­ma­zio­ne del gra­no si è deci­so di uti­liz­za­re del­le moda­li­tà ibri­de anti­che-moder­ne. La moli­tu­ra del gra­no si è svol­ta per mez­zo di pic­co­le maci­ne por­ta­ti­li elet­tri­che di legno, dota­te di due dischi di pie­tra. Per la pani­fi­ca­zio­ne è sta­to uti­liz­za­to un bel­lis­si­mo for­no in pie­tra lavi­ca mes­so a dispo­si­zio­ne dai “Dam­mu­si Ber­nar­do” in con­tra­da San­ta Chiara.

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La gior­na­ta è ini­zia­ta di buon mat­ti­no con la visi­ta gui­da­ta pres­so le varie zone dove è sta­to semi­na­to il gra­no. Par­ten­do dal­la zona più alta, a cir­ca 700 metri s.l.m. tra Sibà e Mon­ta­gna Gran­de, il grup­po è giun­to in un pun­to dove è pre­sen­te una del­le tan­te anti­che aie ormai in disu­so sul­l’i­so­la, accan­to le qua­li sor­ge­va nor­mal­men­te un muli­no ali­men­ta­to dal­la for­za motri­ce di un asi­no pan­te­sco. In segui­to ci si è spo­sta­ti sul­la pia­na di Ghir­lan­da, una del­le zone più fer­ti­li del­l’i­so­la e quin­di a voca­zio­ne agri­co­la. Dopo la mie­ti­tu­ra, è giun­to anche lo staff di una tv pri­va­ta che ha fat­to una bre­ve inter­vi­sta. Intor­no alle 12 il grup­po ha rag­giun­to i Dam­mu­si Ber­nar­do. Qui, dopo la secon­da par­te del­la spie­ga­zio­ne, Fran­co Vesce­ra con l’a­iu­to di suo figlio, dei due agri­col­to­ri e di altri aiu­tan­ti ha ini­zia­to la moli­tu­ra dei gra­ni, e la suc­ces­si­va pani­fi­ca­zio­ne di diver­si tipi di pane, cot­ti rigo­ro­sa­men­te a legna. Il pane è sta­to il pro­ta­go­ni­sta di un pran­zo otti­mo e genui­no basa­to su pro­dot­ti sem­pli­ci e a km zero. Oltre al pane sono sta­ti sfor­na­ti focac­ce e piz­ze, accom­pa­gna­ti da tut­ta una serie di pro­dot­ti e vino loca­li. A pro­va del­l’im­por­tan­za del­l’e­ven­to, duran­te la gior­na­ta han­no fat­to visi­ta alcu­ni com­po­nen­ti del con­si­glio comu­na­le di Pan­tel­le­ria e del­l’En­te Par­co. Fran­co Vesce­ra, Andrea Blan­di­no e Simo­ne D’An­co­na han­no volu­to dimo­stra­re in que­sto modo che è pos­si­bi­le avvia­re e com­ple­ta­re in modo eco­so­ste­ni­bi­le l’in­te­ra filie­ra di pro­du­zio­ne del gra­no sul­l’i­so­la: semi­na, rac­col­ta, treb­bia­tu­ra, moli­tu­ra e panificazione.

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