Alla chiusura delle urne, il dato percentuale di Pantelleria si attesta al 31,15%, in aumento…
Pantelleria: l’Assessora Marrucci risponde alle lettere delle ‘anonime signore’
26/04/2021 0 Di RedazioneIn questa settimana sono state pubblicate due lettere anonime (firmate da soli nomi di battesimo) da parte di ‘donne pantesche’ che si sono dette ‘offese’ dalle dichiarazioni dell’Assessora Marrucci, rese in un video di 15 secondi, estratto della conferenza sull’occupazione femminile durata 2h45.
Precisiamo che le lettere non sono state inviate alla nostra testata, probabilmente perché il Direttore Editoriale è la stessa assessora e perché avremmo potuto identificare da chi provenivano, vanificando l’intento di mantenere l’anonimato.
Pubblichiamo comunque la risposta dell’Assessora, non solo per dovere di cronaca, ma anche perché, a prescindere dalle accuse e le delazioni anonime, vengono spiegate situazioni, dati e azioni che danno un quadro della situazione femminile a Pantelleria sulla base dei dati statistici e non dalle opinioni di singoli individui.
Gentile Direttore,
ho letto due lettere anonime in questi giorni contro di me e sono rimasta esterrefatta. Mai, in tanti anni di giornalismo, politica, sindacato e sociale (quello vero, tra la gente, non dietro la tastiera di un pc), mai mi era capitato di sentire che qualcuno si fosse offeso perché mi sono chiaramente schierata a suo favore.
Io le mie battaglie, e non solo a favore delle donne, le ho sempre fatte mettendoci faccia e nome e cognome, a testa alta.
Continuo a farle alla stessa maniera.
Purtroppo, devo constatare ancora una volta, invece, che chi ha l’abitudine di trovare ogni scusa per attaccare l’amministrazione, anche le più paradossali come questa, lo fa nascondendosi con codardia dietro l’anonimato di nomi comuni, non identificabili e i social ci hanno insegnato bene che dietro l’anonimato si può nascondere di tutto.
Non per chi si vanta del suo orgoglio pantesco e poi non ha nemmeno il coraggio di metterci la faccia che rispondo alle ‘anonime signore’, ma perché mi offrono un ottimo spunto per parlare di quella che è la ‘vera realtà’ di Pantelleria, come hanno inteso sottolineare, e quella che è invece la percezione perbenista di chi non ha contezza di ciò che succede davvero nell’isola o che preferisce ignorarlo.
La realtà delle cose non si fa con le impressioni o le opinioni personali.
La realtà delle cose non si fa basandosi su quella che è la propria condizione e delle amiche.
La realtà di Pantelleria la fanno i numeri e i fatti.
Premetto che mi pare chiaro che le ‘anonime signore’ che scrivono non abbiano visto che gli ultimi 15 secondi di una videoconferenza articolata sul lavoro femminile durata 2 ore e 45 minuti. Quegli ultimi 15 secondi che, ancora una volta, qualcuno che evidentemente ha poco altro da fare, ha pensato bene di estrapolare e mandare in giro sempre di nascosto, vigliaccamente, nelle varie chat private, sostenendo che io abbia offeso le donne pantesche.
È chiaro che sia comunque solo l’ennesimo pretesto per fare polemica spicciola, solo che stavolta si parla di persone e la mancanza di rispetto, è vero, c’è stata, ma tutta in quello che hanno scritto queste ‘anonime signore’.
Avrei gradito da quante si sono sentite offese, una richiesta di spiegazioni, perlomeno, visto che rispondo sempre a tutti quelli che si rivolgono a me e cerco di dare spiegazioni su quello che faccio e dico a chi me ne chiede conto, invece no. Di nuovo tutto di nascosto, tutto sottobanco, lettere anonime e delazione gratuita, paradossalmente poi citando l’orgoglio pantesco.
Queste ‘anonime signore’ dipingono Pantelleria come un’isola paradiso dell’occupazione femminile, dove tutte sono felici e ‘arrivate’, persino quelle che ‘gioiosamente’ decidono che è più appropriato fare le casalinghe.
Fosse così, le nostre ‘anonime signore’ dovrebbero spiegarci come mai le nostre ragazze vanno fuori a studiare e poi restano fuori a lavorare.
Come mai non tornano a Pantelleria, paradiso dell’occupazione femminile?
Vogliamo parlare di numeri e non di opinioni autoreferenziali?
La disoccupazione femminile a Pantelleria è il doppio di quella maschile e dopo il 2020, supera il 35%. Ovviamente il dato non tiene conto di quante lavorano in nero, senza alcuna tutela, e conteggia anche i lavori stagionali che durano più o meno 5 mesi nella migliore delle ipotesi, quindi non un’occupazione costante.
Proprio una favola!
Vogliamo parlare di quanti lasciano Pantelleria per trovare lavoro altrove?
Nel 2019 in 128 hanno cambiato residenza e se ne sono andati dall’isola, un dato di fuga continua negli ultimi 20 anni, controbilanciato solo dai trasferimenti sull’isola di residenti altrove, che sono sempre stati di più dei panteschi che se ne andavano (tranne che nel 2018).
Questo che significa?
Significa che la tendenza per i panteschi è di lasciare l’isola in cerca di fortuna, tendenza che continua imperterrita negli ultimi 20 anni, mentre da ‘fuori’ sempre più persone decidono di trasferirsi a Pantelleria, in specie dopo la pensione. Significa che l’isola aumenta la popolazione, ma diminuiscono i panteschi.
Mi chiedo, e se lo dovrebbe chiedere chiunque abbia letto i due libelli delle fiere e anonime signore, perché mai, visto che l’isola è il paradiso dell’occupazione?
Ho particolarmente apprezzato il passaggio: “Donne lavoratrici che trovano anche l’entusiasmo e il tempo per dedicarsi al volontariato nel sociale, nelle iniziative culturali, nella cura delle persone bisognose o disabili, spesso rimediando ad una colpevole assenza di adeguate politiche sociali e welfare.”
E dove operano queste ‘anonime signore”?
In circuiti esterni dai Servizi Sociali e all’isola?
È interessante sentire parlare di ‘colpevole assenza delle politiche sociali e del welfare’ quando al Comune sono registrate forse tre associazioni che si occupano attivamente di sociale e con tutte e tre sono in atto progetti con l’Amministrazione comunale.
In quali politiche sociali si prodigano le signore?
Sarebbe interessante capirlo e capire anche come mai non siano ETS registrati per essere in regola con la Riforma del Terzo Settore, visto che non ne abbiamo traccia alcuna.
Le politiche sociali non sono l’hobby per chi deve mettersi una bella etichetta addosso e non si esauriscono in una bella lotteria di contrada. Invito le care signore a presentarsi come volontarie ai Servizi Sociali, visto che tanto si danno da fare senza essere riconosciute o riconoscibili. Abbiamo sempre bisogno di volontari seri e motivati.
Tempo fa, quando ho introdotto il problema della violenza sulle donne a Pantelleria, una nota signora locale diceva pubblicamente che non mi dovevo permettere di ‘offendere’ (si usano sempre le stesse parole) le pantesche dicendo che sull’isola c’erano casi di violenza sulle donne.
Negazione, ancora una volta.
Mi chiedo dove siano queste ‘anonime signore’ quando i Servizi Sociali devono intervenire per donne picchiate dai mariti e portarle via dalle loro abitazioni?
Talmente tante che stiamo studiando con l’Arma strategie per metterle in sicurezza quando non possono essere subito trasferite in rifugi fuori dall’isola.
E sono donne pantesche.
Quasi sempre istruite, non tossicodipendenti, alcolizzate o altro, perché la violenza non avviene solo in ambiti degradati, non dipende dalla cultura e dall’istruzione della donna.
Sanno queste signore quanti bambini dobbiamo dare in affidamento, per esempio?
E sanno quali sono le situazioni che rendono necessario dare tanti bambini in affidamento?
E sono bambini panteschi, di famiglie pantesche e sanno che non troviamo altre famiglie pantesche che li vogliano prendere in affido?
Invito le ‘anonime signore’ a fare una settimana di volontariato in Comune per vedere cosa succede veramente sull’isola, per guardare al di là del loro bell’orticello e tirare fuori la testa dalla sabbia.
Vengano a vedere quante donne, che sono rimaste sole con figli, seppur con un’adeguata istruzione, sono costrette a chiedere aiuti perché sull’isola non trovano lavoro, se non stagionale, e non sanno cosa dare da mangiare alla loro prole.
Avete idea di quante, anche a 40 anni, decidono di andarsene a trovare lavoro al nord, anche nel 2021, anche con la minaccia del Covid?
Io personalmente che, come dicono le anonime signore (che evidentemente mi conoscono più di quanto io non possa dire di loro), non sono pantesca e vivo qui solo da 3 anni e mezzo, negli ultimi mesi ne ho viste trasferirsi 3.
Trovo io offensivo scrivere un nome anonimo accanto ad una professione, come a dire: “Io sto bene, ho una sistemazione, una stabilità, quindi tutti stanno bene”.
Queste ‘anonime signore’ mi ricordano Maria Antonietta che quando il popolo aveva fame, rispondeva ‘dategli le briosce’ in un noto falso storico, che bene rende però l’abitudine insana di girarsi dall’altra parte davanti alla realtà delle cose.
Che cosa spaventa e offende queste signore nella mia asserzione che deve esserci mobilità sociale e lavorativa?
Dà fastidio che io abbia detto che chi inizia a lavorare come donna delle pulizie, lavoro dignitosissimo, deve avere la possibilità, come chiunque altro, di poter aspirare a meglio?
Perché questa cosa dà fastidio a queste donne pantesche?
Chi ha una posizione ed una stabilità dovrebbe essere la prima a preoccuparsi di chi è ancora nel bisogno e dovrebbe, dall’alto della sua ‘emancipazione’, dare una mano a quante vorrebbero avere la stessa possibilità?
Invece, la preoccupazione è quella del ‘non generalizzare’, cosa che io non ho fatto, ma certo le ‘anonime signore’ ascoltando soli 15 secondi di intervento non possono saperlo.
Troppo comodo attaccare l’assessore donna, persino banale, permettetemi.
Ormai ci sono abituata. Subisco attacchi codardi da quando ho assunto questo ruolo, l’avevo messo in conto, ma da gente che non ha nemmeno il coraggio di parlarti in faccia non accetto lezioni.
Io mi direi offesa da una situazione che non offre possibilità alle donne e ai giovani, non da un’assessora che dice che bisogna rimboccarsi le maniche e cercare di dare a queste donne più possibilità, più formazione, più mobilità lavorativa e sociale, per far sì che le ragazze tornino qui e non scappino.
Torniamo ai dati, che le signore anonime ignorano o vogliono ignorare.
La maggior parte delle occupate pantesche non sono occupate nelle professioni rivendicate dalle fantomatiche signore firmatarie delle lettere.
La maggior parte delle occupate pantesche lavora nelle pulizie, nella ristorazione con figure di subalternità (cameriere, cuoche, lavapiatti), nel comparto turistico (receptionist, assistenti, ecc.) 3 volte su 4 a titolo stagionale.
Anche il lavoro nero, onnipresente, interessa più le donne che gli uomini e professioni che pure avevano un certo riscontro sull’isola, come l’insegnamento, negli ultimi anni riguarda sempre più donne che provengono da fuori Pantelleria, quindi meno donne pantesche impiegate.
Ora chiedo alle signore: se Pantelleria è il paradiso oltre che dell’occupazione, della formazione professionale femminile, come scrivono, perché le donne con i lavori più umili, seppur dignitosi (lo ripeto perché io stessa li ho fatti e non me ne vergogno), dovrebbero continuare a fare solo quelli e non cambiare e farne di meno faticosi, meglio remunerati, più tutelati?
Anche qui, facciamoci una domanda e diamoci una risposta, perché davanti ai dati non ci sono opinioni, impressioni o presunte offese personali che tengano.
Qui non si sta parlando di lavori più o meno dignitosi, si sta parlando di REALI possibilità di innalzamento di carriera.
Troppo comodo, da dietro una scrivania in banca, dire che l’isola è questa e i lavori stagionali sono l’unico sbocco.
E no, care signore!
Perché le vostre scrivanie e i vostri uffici non sono più rappresentativi della situazione occupazionale isolana della maggioranza di donne che lavora altrove.
Leggo: “L’immagine della donna che abbiamo sentito cucirci addosso non può che farci rabbrividire, le situazioni di degrado, di emarginazione e discriminazione sono presenti a Pantelleria come nel resto d’Italia ma non si può generalizzare in questo modo.”
Rabbrividisco io per queste parole piene di arcaico perbenismo, autoreferenzialità e giudizi preconfezionati.
Quindi per queste ‘anonime signore’, chi ha lavori diversi da quelli con cui loro si firmano, verrebbe da una situazione di degrado?
Quindi chi non ha il loro status sociale ed è in un momento di difficoltà o non ha avuto le loro stesse possibilità sarebbe un emarginato e un discriminato?
Credo che in questa affermazione traspaia solo un profondo disprezzo per chi ha una condizione diversa e più umile, associando automaticamente chi è in difficoltà a ‘degrado, emarginazione e discriminazione’.
Le ‘anonime signore’ esperte di sociale pantesco, dovrebbero sapere che la differenza sostanziale tra Pantelleria e altri Comuni italiani è proprio che qui a chiedere aiuto al Comune o a fare i lavori che queste signore definiscono sinonimi di degrado, sono donne serissime e oneste, con un titolo di studio, non delle povere emarginate, come pensano loro.
Il problema non si esorcizza negandolo o prendendone le distanze. In Sicilia si dice: ‘u saziu nun crere ‘o diuno’ o peggio, lo nega, per non farsi toccare da esso.
Beh, signore care, non è negando i problemi che questi si risolvono, anzi peggiorano.
Parliamo della REALTÁ di Pantelleria.
Pantelleria non ha associazioni femminili o associazioni che si occupano di pari opportunità o di violenza sulle donne (ma ci stiamo lavorando).
Non ha una Consulta delle Pari Opportunità che pure è obbligatoria per legge (ma ci stiamo lavorando).
Non mi meraviglia quindi che qui i problemi legati al femminile non si vogliano vedere, si neghino e si preferisca fare le ‘offese’, perché sia mai che si venga accomunate a quelle ‘povere emarginate’ che però sono la maggioranza.
Invece di fare polemiche sterili e queste sì, discriminatorie, negando la realtà e crogiolandosi nel proprio benessere, sarebbe auspicabile che tutte queste fantomatiche signore si rimboccassero le maniche e iniziassero a dare una mano a quante non hanno le loro stesse possibilità.
A prescindere da queste polemiche che lasciano il tempo che trovano, io continuerò ad occuparmi di tutte le donne ed in particolare di quelle che hanno più bisogno di aiuto.
Stiamo costituendo anche a Pantelleria e su sollecitazione di alcune donne pantesche (guarda caso!) un Tavolo Permanente su modello di altri in Italia di Donne per le Donne, in cui si discute delle problematiche esistenti sul territorio e si cercano azioni e soluzioni.
Se ci sono donne che vogliono darsi da fare SERIAMENTE per altre donne pantesche, invece che scrivere inutili lettere anonime, possono contattarmi (331 266 5409) e saranno inserite nel gruppo di lavoro.
Così come spero che ci siano candidature di donne pantesche alla Consulta delle Pari Opportunità o come la si vorrà chiamare, non appena sarà finalmente portata in Consiglio Comunale.
Sto vagliando con il Sindacato e altre associazioni di categoria di poter organizzare corsi di formazione gratuiti per le donne e corsi di avviamento alle professioni riconosciuti e la convenzione con Plurimpresa, da poco votata in giunta, servirà anche a questo.
Io sono abituata ad affrontare un problema per cercare se non di risolverlo, di renderlo meno grave.
Negarlo o offendersi se viene evidenziato non fa onore a chi fa parte di una comunità.
Paura, silenzio e omertà non fanno bene né all’isola né ai panteschi.
È vero, a Pantelleria ci conosciamo tutti.
Ma ci aiutiamo l’un l’altro?
Francesca Marrucci
Assessore alle Pari Opportunità, alle Politiche Sociali e Culturali
- I dati citati sono fonte Istat 2019
Pantelleria, 26 aprile 2021
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