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Il Maestro Michele Cossyro a Palermo con la mostra ALTROVE fino al 28 gennaio
30/11/2022Arte – Spazio Contemporaneo Agorà, di Palermo ospita la mostra “Altrove” dell’artista Michele Cossyro a cura di Bruno Corà, che sarà inaugurata il 4 dicembre prossimo e resterà esposta fino al 28 gennaio
Nicolo’ Navarra “Onorati di ospitare uno dei maggiori rappresentanti dell’arte contemporanea e del design italiano e internazionale”
Ammirare l’estetica e la bellezza di un’opera non più soltanto attraverso una visione frontale ma piuttosto stimolando il punto d’osservazione dello spettatore attraverso il continuo movimento dello sguardo. È il fil rouge che caratterizza la collezione delle opere ‘fisarmoniche’ e ‘buchi neri’ dell’artista Michele Cossyro, che sarà possibile ammirare in occasione della mostra “Altrove’, che sarà inaugurata il domenica 4 dicembre prossimo, alle 18.00, a Palermo, in via XII Gennaio n.2, nei locali dello Spazio Contemporaneo Agorà, galleria attiva a Palermo dal 1989.
La mostra, che contiene anche alcune opere inedite di Cossyro, uno dei più importanti rappresentanti dell’arte contemporanea e del design italiano e internazionale, è stata curata da Bruno Corà. Il progetto, che prevede la presentazione anche del libro “Altrove” è stato promosso dall’artista con il contributo di Valeria Li Vigni Tusa, e organizzato dall’associazione Mesime che, dopo un periodo di stop forzato dovuto alla pandemia, riapre i locali per rilanciare gli eventi culturali in città. “Il più recente ciclo di opere di Michele Cossyro- spiega il curatore Bruno Corà – mostra la capacità di un maestro di declinare in modo esteso ed efficace una modalità di linguaggio da lui stesso ideata, in una teoria morfologica pressoché inesauribile. L’invenzione iniziale di queste sue opere risale agli anni Ottanta quando Cossyro sentì l’esigenza e il desiderio di approdare a un organismo pittorico-plastico che avesse la facoltà di rendersi dialettico in senso spaziale e percettivo con il punto di vista dell’osservatore dell’opera. Per fruire compiutamente e alternativamente delle sue strutture angolari munite di pittura e di specchio – conclude- è infatti necessario che lo sguardo di ognuno si diriga verso l’opera da più punti di osservazione, riuscendo in tal modo a mettere letteralmente in azione il dispositivo tecnico-visivo ma anche concettuale e spaziale di cui ciascuna delle opere è dotato”.
“Siamo orgogliosi – chiosa Nicolò Navarra, presidente dell’Associazione Mesime – di ospitare uno tra i maggiori rappresentanti dell’arte contemporanea e del design italiano e internazionale. Dopo anni di restrizioni dovute all’emergenza sanitaria siamo felici di riprendere l’attività espositiva ospitando le preziose opere del maestro Michele Cossyro che, con le sue fisarmoniche, doneranno allo spettatore scorci di pura bellezza restituendogli una visione dell’opera non più unica e frontale ma in continuo movimento”.
L’ingresso è libero e sarà possibile visitare la mostra dal martedì al sabato dalle 16 alle 19.30 fino al 31 gennaio prossimo.
INFO:
Titolo: “ALTROVE”
Artista: Michele Cossyro
www.cossyro.com
Curatore: Bruno Corà
Genere: Esposizione di opere pittoriche e sculture_presentazione libro dedicato
Periodo: 5 dicembre 2022 – 28 gennaio 2023
Inaugurazione: domenica 4 dicembre – ore 18.00
Sede: Spazio Contemporaneo Agorà
Via XII gennaio, 2 – Palermo
+39 091 6114950 / +39 3280295233
Orario martedì, sabato 16.00 – 19.30
lunedì chiuso
Ingresso libero
Breve biografia dell’artista
Michele Cossyro Valenza nasce a Pantelleria il 16 marzo 1944. E’ allievo di Pericle Fazzini presso la Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Roma. Negli anni ’60 lavora nell’alta moda e i suoi gioielli accompagnano i modelli della sfilata Luigi Faraoni nella Sala Bianca di Palazzo Pitti di Firenze. Nel 1969 e nel 1971, firmandosi Michele Valenza, poi Cossyro, vince il 2° e 4° concorso italiano per artisti del gioiello di Milano, Il diamante nell’anello di fidanzamento e Diamanti oggi, patrocinato dalla De Beers Consolidated Mines Ltd. Dal 1978 è titolare delle cattedre di Decorazione nelle Accademie di Belle Arti di Catania, Urbino, Venezia e nel 1987 occupa la cattedra di Decorazione dell’Accademia di Belle Arti de L’Aquila che dirige dal 1987 al 1995. Insegna Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Roma fino al 2011. Nel 2014 l’Accademia di Belle Arti di Roma gli conferisce il titolo di Maestro Accademico Emerito. Fa parte della commissione CIMAE per il Ministero degli Esteri dal 1990 al 1995 ed è consulente tecnico per il Ministero delle Finanze, Zecca dello Stato. Dal 1979 direttore artistico del La Salerniana di Erice, vive e lavora a Roma.
Nel primo e breve periodo di formazione e di ricerca, l’artista agisce nell’ambito di una personale astrazione, che ha dei vaghi riferimenti Surreal – fantastici. Le presenze costanti nei quadri e nelle sculture di questo periodo sono la luce e i piani scoscesi in bilico, che esprimono inquietudine ed evidenziano un carattere sociale – ecologico. L’attenzione verso l’ecologia e la cultura mediterranea, da allora sempre presente nella sua ricerca, viene espressa e focalizzata nei lavori degli anni settanta. È per lui che la critica inventa il concetto di Astrazione fenomenica, tale che possa spiegare la sua originale ricerca che si esprime spesso attraverso la Metafora.
Sono degli anni “70: le metafore sul mare, le bande verticali, gli ami, le carene, i sugheri, le piume, le opere oggettuali, le ambientazioni, le frantumazioni, le disseminazioni e le istallazioni, che espone nella Galleria Cortina di Milano e nella Galleria Artivisive di Roma. Verso la fine degli anni “70, e per tutti gli anni “80, interrogandosi sempre sullo spazio – ambientale, Michele Cossyro approfondisce la sua ricerca astratta partendo sempre da emozioni, suggestioni e memorie mediterranee.
All’inizio degli anni ottanta è tra i fondatori della Narciso Art, nell’ambito della quale affronta la serie dei quadri ad angolo: Narciso. In questa serie sviluppa La Follia della Pittura che, come Narciso, guarda se stessa ed impazzisce. Sono quadri speculari dipinti e quadri specchianti in cui, nella oggettualità plastica dell’opera, si alternano le parti dipinte alle parti ricoperte dallo specchio. Negli anni 90 si dedica alle committenze pubbliche ed esegue in tutta Italia numerose opere di scultura e mosaico di grandi dimensioni. Sono di questo periodo, infatti, i grandi interventi di sculture, di mosaici, di vetrate, di ceramica in spazi ed edifici pubblici e privati.
Dal 2000 ad oggi la sua produzione artistica è rivolta soprattutto alla scultura, mai dimenticata, arricchita dalla bidimensionalità segnica. Nell’ultimo decennio Michele Cossyro utilizza il bronzo e la ceramica, con istallazioni a parete e collocazioni che rendendo la Scultura complice del segno. L’oggetto scultoreo posto a parete interagisce con il segno – disegno tracciato sul muro e tra l’opera scultorea e la traccia si crea un colloquio nuovo. L’oggetto scultoreo e il segno progettuale, come una sinopia, fa sì che l’opera perda la sua fissità e diventi opera aperta in divenire, a seconda della trasformazione del segno. Questi due elementi inscindibili, traccia e scultura, costituiscono la sua ricerca degli ultimi anni ed è attraverso questi lavori prendono forme le Metafore del Viaggio, gli Echi dal fondo, le Scorie, le Particelle oscure, i Buchi neri, le Stringhe, gli Abissi, il Bosone di Higgs e la Materia oscura.
Le opere di Michele Cossyro sono presenti in musei italiani e stranieri, in collezioni pubbliche e private. Della sua opera si è occupata la critica più prestigiosa a livello nazionale e internazionale.
Per ulteriori notizie si veda: www.cossyro.com e le pagine Facebook e Instagram Michele Cossyro
Testo del curatore Bruno Corà
“Michele Cossyro: nelle pieghe dell’immagine. I nuovi ‘dipinti a specchio’”
Il più recente ciclo di opere di Michele Cossyro mostra la capacità di un Maestro di declinare in modo esteso ed efficace una modalità di linguaggio da lui stesso ideata, in una teoria morfologica pressoché inesauribile. L’invenzione iniziale di queste sue opere reca la data degli anni Ottanta, allorquando Cossyro sentì l’esigenza e il desiderio di approdare a un organismo pittorico-plastico che avesse la facoltà di rendersi dialettico in senso spaziale e percettivo con il punto di vista dell’osservatore dell’opera. Per fruire compiutamente e alternativamente delle sue strutture angolari, munite di pittura e di specchio, è infatti necessario che lo sguardo di ognuno si diriga verso l’opera da più punti di osservazione, riuscendo in tal modo a mettere letteralmente in azione il dispositivo tecnico-visivo ma anche concettuale e spaziale di cui ciascuna delle opere è dotata. Ciò è dovuto all’elaborazione di queste sue “fisarmoniche”, autentiche ‘strutture’ pittorico-plastiche dotate di ripetute inflessioni ad angolo della superficie tali da offrire più di una immagine, pur restando unica la composizione di essa. Come è stato possibile tutto ciò?
Come in ogni processo significativo, anche queste opere hanno la loro storia. Non si può, infatti prescindere anzitutto, nella ricerca portata avanti da Cossyro, da quel novero di opere a olio su tela da lui denominate propriamente Narciso (dal 1977 e anni seguenti) per la loro struttura angolare della tela (due elementi) e a base di immagine dipinta in pura simmetria bilaterale, quasi a simulare una riflessione speculare. Da quelle opere, egli ricavò successivamente le ‘pitture a specchio’ (nella ‘vulgata’ dette “fisarmoniche”). Il risultato è stato l’esito di una strutturazione dell’opera tale da alternare, da un inflessione all’altra di essa, una superficie specchiante che producesse all’interno dell’opera stessa e accanto alla superficie realmente dipinta una replica speculare o se si vuole virtuale di essa. E’ stata definita “pittura che rispecchia se stessa” (P. Bucarelli).
Osservata da diversi punti di vista, oltre alla fruizione frontale, si assiste dunque al fenomeno stupefacente di una variazione dell’immagine, oltretutto con un effetto di spazio maggiorato dalle inflessioni strutturali di cui l’organismo-opera è dotato. L’opera dalla sua collocazione a parete si sporge verso l’osservatore, investendo parzialmente la dimensione ambientale e la percezione sensibile dell’osservatore.
L’aspetto proteiforme di ciascuno di questi lavori sollecita una serie di considerazioni sulla fenomenologia che essi sono in grado di suscitare. Anzitutto l’intenzione e la volontà di Cossyro di dotare l’opera di quell’attributo di stupefazione (thaumazein) che sembrava eclissatosi in molta parte dell’arte del nostro tempo; inoltre pur nella sua congenita qualità di opera oggettivamente statica e immutabile, essa esibisce una dimensione cinetica indiretta derivata dall’osservatore che nel suo libero movimento dinanzi ad essa ne mette in moto il dispositivo della specularità parziale pur sempre capace di offrire dinamismo. Infine l’intero organismo dell’opera fornisce più di un’immagine.
La concezione di un tale lavoro è suscettibile di produrre infinite versioni della stessa composizione poiché esse sono l’effetto di un’interazione tra l’opera e lo spettatore.
Se Filiberto Menna aveva già osservato, a proposito delle opere di Cossyro, che «il rapporto tra l’opera e l’altro da sé si configura in ogni caso come rapporto dialettico i cui termini di opposizione sono anch’essi sempre ed esclusivamente fatti linguistici»[i], nondimeno Emilio Villa, moltiplicatore poetico e critico delle percezioni ricevute dall’opera di Cossyro, non esita a dichiarare: «Con l’espediente operativo, in sé meccanico, dell’affronto, banda contro banda, striscia contro striscia, parete contro parete, specchio contro specchio, Cossyro drammatizza il medesimo contro l’individuazione generata, il medesimo contro il medesimo».[ii] Una eco di labirintica virtualità.
[i] Filiberto Menna “Tra spazio assoluto e occasione del colore”, in catalogo mostra, Centro culturale Chapitrre XII, Bruxelles, maggio 1981.
[ii] Emilio Villa, “Della pittura lineare, per lineas illatas”, in catalogo mostra Michele Cossyro, L’angolo di Tanit, Galleria Ezio Pagano, Bagheria, 1985.
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