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Pantelleria, Tremarco: non mi candido, ma preparo la squadra. Ecco i punti chiave del programma
26/01/2023Federico Tremarco si prepara alle elezioni. Non si candiderà Sindaco, ma lavora su una squadra e una lista civica. Ecco i punti chiave del suo programma politico e non mancano le critiche a Mustacciuoli come aspirante Sindaco
di Flavio Silvia
Tra non molti mesi i panteschi saranno chiamati alle urne per rinnovare il Consiglio Comunale. La campagna elettorale sembra quindi ormai alle porte. Federico Tremarco coordinatore e leader della Lega di Pantelleria ci ha rilasciato una lunga intervista in cui presenta di fatto i punti chiave su cui farà campagna elettorale.
Lei, in un video, ha parlato del “piano di marketing territoriale”. È l’unico strumento che si può utilizzare a Pantelleria? Quali sono gli altri strumenti che possiamo utilizzare oltre al piano di marketing territoriale per incrementare il turismo?
Il piano di marketing territoriale l’ho menzionato perché è lo strumento principe, nel senso che un piano di marketing territoriale è un documento dove vengono racchiuse tutte le analisi fatte sul territorio, ovvero le strategie di carattere comune applicabili nel territorio, affinché possa essere promosso in maniera convincente, concreta ed efficace.
Ecco perché credo che un PMT ad hoc per Pantelleria sia uno strumento fondamentale, proprio perché tutte le imprese e i protagonisti della nostra isola avrebbero un “piano” che permetterebbe loro di avere una strategia comune riguardo l’implementazione del turismo nostrano.
Credo che sia di fondamentale importanza trattare Pantelleria come un “brand” da esportare e far conoscere in Italia e nel mondo. Per fare ciò a mio parere il PMT potrebbe risultare essenziale.
Sviluppato un PMT per l’Isola di Pantelleria ci permetterebbe di andare a parlare con le compagnie aeree, marittime, con altri comuni, con altri enti, con altri Parchi Nazionali, con l’Unione Europea, illustrando una programmazione a lungo periodo. Naturalmente i protagonisti che ne gioverebbero sarebbe ovviamente tutto il settore turistico pantesco, che sappiamo essere la maggioranza della struttura economica dell’isola.
Ci potrebbe essere il rischio di perdere lo status di “isola d’élite”?
Si parla di turismo d’élite a Pantelleria, ma che cos’è? Se definiamo il turismo di nicchia un tipo di turismo che ha una certa capacità di spesa stiamo utilizzando come parametro il prezzo. Diciamo, quindi, che in ambito turistico andiamo a definire uno specifico segmento di mercato che è sensibile al prezzo. Possiamo, però, andare a definire almeno due parametri per spiegare la tipologia di turismo che viene a Pantelleria: innanzitutto, un tipo di turismo che è meno sensibile al prezzo e non solo, perché va tenuto anche presente un parametro che è quello invece della qualità del servizio erogato; quindi le famiglie che hanno bambini piccoli e che possono andare a Lampedusa e lasciare i propri figli in spiaggia tranquillamente a giocare senza controllarli tutto il giorno a Pantelleria non potrebbero venire perché meno accessibile da questo punto di vista a causa della presenza degli scogli. Il turista che, per esempio come Flavio Briatore, è abituato a spendere 1.000 € a sera per poter uscire anche volendo, a Pantelleria, non potrebbe farlo perché pure se volesse spendere quella somma a sera, la cifra non sarebbe giustificata perché andandosi a sedere al ristorante non hanno un tipo di servizio qualificato per giustificare quella cifra.
Diciamo, quindi, che in realtà quel turismo che noi definiamo di nicchia non è neanche di nicchia, è un turismo legato a delle motivazioni quali possono essere in parte il prezzo, quindi comunque vincolata una spesa abbastanza alta rispetto alla media, vincolata al fatto che per esempio piace proprio Pantelleria quindi ci si ritorna o perché hanno legami sul territorio dovuti alla presenza di una casa estiva o perché magari sono un classico turista leisure, quindi turismo vacanziero di mare che viene una volta e non torna più. Non possiamo parlare di Pantelleria come meta archeologica, né come meta fieristica, né come meta di convegni a livello nazionale, né come meta di turismo religioso. Ma possiamo definire Pantelleria come meta di mare, per questo si parla di turismo leisure, sia come meta di turismo enogastronomico e all’incirca come meta di turismo culturale.
Ora sulla scala delle varie tipologie di turismo che ho elencato, il turismo vacanziero, ovvero turismo leisure, del mare, è quello che spende meno di tutti. Quindi, credo, che il turismo d’elitè sia una leggenda. Rispetto a 15 anni fa sull’isola vengono molte meno persone perché, rispetto ai prezzi, all’interno di quella fascia bassa ma medio-alta, preferiscono andare a Lampedusa, piuttosto che a Favignana, Levanzo o a Marettimo. Questo perché chi si sposta per viaggio e comunque guadagna una bella somma l’anno comunque ci riflette, perché se va a Pantelleria è obbligato a stare almeno una settimana perché i pacchetti che organizzano non permettono di spostarsi prima, mentre se andasse a Favignana in una settimana farebbe due giorni a Favignana, due giorni a Trapani, due giorni ad Agrigento e tappa a Palermo; quindi userebbe una settimana per poter vedere molte più cose rispetto a passare una settimana a Pantelleria in cui dopo tre giorni avrebbe visto tutto o quasi.
Subentra quindi un’altra problematica ovvero la flessibilità dell’offerta turistica, questo perché se noi avessimo la possibilità di offrire al turista un tipo di viaggio dove arrivi la domenica e riparti il mercoledì avremmo molte più presenze sull’isola. Questo coinvolgerebbe anche la questione dei voli diretti perché tecnicamente si parla di settimi, un volo può essere fatto da 7/7, 7 giorni a settimana. Capisco le spese che porterebbe, ma attraverso un piano di marketing territoriale si creerebbe più flessibilità perché chi viene per meno giorni pagherebbe di più rispetto a chi verrebbe una settimana, ma per fare tutto ciò ci devono essere i mezzi.
Per questo parlo di piano di marketing territoriale perché bisogna mettere in mezzo sia l’offerta dei servizi di trasporto sia l’offerta dei servizi alberghieri, e andare a creare una flessibilità del genere non è semplice perché ci deve essere qualcuno che abbia una visione, che sappia farlo, che abbia l’esperienza e conosce il mercato. Questo sarà una dei punti programmatici che io porterò all’interno del mio gruppo di lavoro, qualora riuscissimo a chiudere un accordo, e dovessi propormi come possibile Assessore al Turismo e Trasporti questi saranno i punti programmatici che io porterei avanti. Comincerei a lavorare anche attraverso lo sport ritornando all’idea di un campo sportivo, farei dei gemellaggi con l’università utilizzando le leve che abbiamo sul territorio come l’archeologia e quindi utilizzare i due mesi estivi, luglio e agosto, sfruttando il vero e proprio turismo leisure di cui abbiamo parlato consolindandolo, per mantenere bloccato il numero di presenze, anziché aumentarlo, lavorando sull’accesso alle discese al mare, sulla segnaletica, sui parcheggi vicino i punti mare come ad esempio a Bue Marino, su cala Tramontana, Gadir; quindi, diamo un motivo per cui venire sull’isola ed essere comodo. Dopo comincerei a lavorare sul turismo culturale coinvolgendo le università, come ad esempio l’università di Bologna, attraverso dei rapporti di gemellaggio.
Per il turismo enogastronomico, sì è un turismo che si potrebbe muovere tra settembre, ottobre, marzo, aprile, maggio e permetterebbe di allungare la stagione, ma ci dobbiamo mettere d’accordo su varie cose; ad esempio, dobbiamo risolvere la questione zibibbo, dobbiamo curare il brand “Pantelleria”, rendere il carnevale un’attrattiva turistica, viste le sue peculiarità. Dovremmo quindi interessare tutte le associazioni affinché si mettano d’accordo con le altre associazioni, il Comune dovrebbe dare le risorse economiche necessarie per poter promuovere dei gemellaggi e anche se possibile a partecipare alle spese di viaggio.
Ha incontrato l’Onorevole Minardo, di cosa avete parlato?
Abbiamo fatto una panoramica su alcuni aspetti miei programmatici che vorrei proporre per questa campagna elettorale e ho chiesto supporto e appoggio se lui condivideva queste mie idee. E naturalmente ho ricevuto pieno appoggio dall’On. Minardo e da tutto il mio partito. Abbiamo anche parlato di alcune materie che sono di sua competenza che riguardano la difesa.
Ho visto che ha fatto un post dicendo “…vi siete chiesti come mai il primo che arriva pensa di poter fare il Sindaco dei Panteschi?” Ti sei dato una risposta?
Io ho appositamente scritto dei Panteschi, perché come ho sempre detto noi Panteschi siamo un popolo particolare. Il Pantesco dovunque vada riesce ad adattarsi ed esprimere una capacità imprenditoriale, lavorativa, professionale. Una capacità di adattamento che non tutti hanno. Purtroppo, negli ultimi 15 anni abbiamo espresso delle personalità, che a mio avviso, ci hanno portato al punto di far pensare a chiunque arrivi che non siamo in grado di autogovernarci, e questa cosa mi fa male perché le ragioni per il quale un milanese, un romano o un piemontese possa arrivare a Pantelleria e candidarsi a Sindaco così dal nulla solo perché da due anni, un anno si è trasferito sull’isola e vede che ci sono dei problemi, sono due: o pensa che non siamo in grado di risolvere i problemi, oppure diamo un’impressione di essere una terra di conquista. Secondo me, tutto ciò è dovuto all’impressione che diamo all’esterno, perché ci lamentiamo sui social o attraverso il mezzo stampa, ma non risolviamo mai i problemi e questa cosa ha dato l’opportunità a chi viene da fuori di dire “vengo io a salvarvi”, ma ciò implica che noi riconosciamo che non siamo in grado di governarci, quindi noi Panteschi non abbiamo nessuno in grado di poter amministrare il nostro territorio.
Si riferisce a qualcuno in particolare?
Mi riferisco un po’ a tutti quelli che vengono e dicono “ci sono io”, perché alla fine il Sindaco Campo, pur avendo vissuto anni fuori, è Pantesco, mi sto quindi riferendo a chi non è neanche Pantesco, non è nato e non vive a Pantelleria da 10/15 vent’anni, come è successo in questi giorni.
Ho avuto modo di leggere il programma che Aurelio Mustacciuoli sta distribuendo in giro; l’ho invitato qualche mese fa, ad ottobre, alla presentazione del mio piano strategico sul turismo e ho notato che alcune idee che lui ha inserito nel programma, in malo modo, sono solo un tentativo blando di copiarmi. È anche un po’ contraddittorio, perché nella prima parte parla di un Parco creato per espropriare i Panteschi del proprio territorio e poi nella seconda parte dice che bisognerebbe cominciare a fare sinergia con il Parco. Ci dobbiamo mettere in testa che i panteschi sono unici e dobbiamo farci trattare come tali.
Nella nostra ultima intervista ha detto che non si sarebbe ricandidato per la carica di Sindaco, è ancora convinto di questa scelta?
Assolutamente sì. Credo sia la scelta più giusta. Ma continuerò a lavorare per il futuro della nostra isola.
Sta lavorando però per una squadra di Governo?
Si, abbiamo già un gruppo di sette persone pronte a scendere in campo, ce ne mancherebbero cinque per avere una lista pronta, ma comunque abbiamo già fatto il grosso del lavoro. La nostra sarà verosimilmente una lista civica sostenuta prevalentemente dalle forze di centrodestra dell’Isola. A differenza di altri, noi facciamo e faremo tutto alla luce del sole. Stando attenti al mio profilo Facebook potrebbero uscire fuori alcuni indizi riguardo ai nomi di cui parlo.
Riguardo i punti programmatici di questa lista, che mi sa dire sull’Area Marina Protetta?
Noi siamo totalmente contrari all’istituzione di un’Area Marina Protetta, tuttavia crediamo che un’Area Marina Protetta fatta al momento giusto e con le giuste condizioni potrebbe essere un ulteriore strumento da utilizzare, ma non riteniamo che per i prossimi 5 e 10 anni Pantelleria abbia come priorità questo o comunque abbia bisogna di un’Area Marina Protetta.
Questo anche perché, parlando in ambito turistico e di trasporti, significherebbe mettere in moto determinati vincoli che attualmente non ci possiamo permettere, ne riparleremo quando consolideremo il turismo enogastronomico e culturale in modo che qualora venissero a mancare dei punti strategici come l’approdo a Cala Cinque Denti, ecc, possiamo andare a sopperire con altri mezzi.
Cerchiamo, invece, di capire come sfruttare il Parco Nazionale come strumento nel parco terrestre e poi ci imbarchiamo in altre soluzioni; quindi, sicuramente nei nostri punti programmatici ci sarà piena integrazione e sinergia con il Parco Nazionale per il rilancio di Pantelleria quale territorio turistico e naturalistico soprattutto. Una volta finito di sperimentare quello e fatto il piano del Parco, perché ricordiamoci che ancora non abbiamo né un piano regolatore revisionato né il piano del Parco, quest’ultimo inteso come una sorta di maxipiano regolatore che riguarda l’87% dell’isola, si può pensare ad altro.
Lei parla di una programmazione a 10 anni, perché?
Si la legislatura dell’isola non dura 10 anni, ma quando siamo andati a definire dei punti programmatici, la prima domanda che ci siamo posti è stata: “come vorremmo vedere Pantelleria tra 10 anni?”. Il nostro desiderio, a prescindere da quanto durerà l’Amministrazione Comunale, è vedere Pantelleria in un determinato modo, quindi tutto quello che andiamo a fare non è un’operazione tattica ma strategica a lungo termine.
Che mi sa dire invece sulla questione DOC?
Come punti programmatici, sicuramente, non dimentichiamoci che noi siamo l’unico gruppo e questo lo posso affermare con assoluta certezza, che già in programma abbiamo delle idee su cui già si è cominciato a lavorare. Ad esempio, ricordiamo il Piano di Adeguamento per la Gestione dell’Informazione: noi abbiamo presentato come Lega un regolamento per tutta la parte informatica e comunicazione che è ancora in Comune e sta li fermo perché è stata insabbiata e che sicuramente, se verremo eletti, riprenderemo.
È un regolamento che riguarda anche la parte comunicazione istituzionale che non può esulare da quel famoso piano di marketing territoriale perché ci dovrà essere una strategia di comunicazione anche a livello esecuzione. In quel regolamento, non dimentichiamoci, che sul DOC abbiamo chiesto di istituire una commissione di studio approvata all’unanimità e che andremo ad istituire appena insediati.
Questo perché la questione che si è sollevata riguarda proprio lo zibibbo, perché anche se lo chiamiamo zibibbo si tratta di una varietà che è riconducile al moscato di Alessandria e siccome quest’ultimo può essere piantato ovunque, allora ovunque potrebbe essere chiamato zibibbo. Noi invece dobbiamo dimostrare scientificamente che per poterlo chiamare zibibbo può essere piantato solo a Pantelleria, e attraverso quella commissione di studio dobbiamo produrre le pezze d’appoggio scientifiche per poter giustificare questo ragionamento.
Fatto questo, a quel punto, blinderemo lo zibibbo e diventerebbe come ad esempio il Montepulciano d’Abruzzo. Quindi, se vieni a Pantelleria e imbottigli sull’isola lo puoi chiamare zibibbo perché ci sono documenti scientifici che lo dimostrano e lo hanno riconosciuto tutti coloro che al Governo lavorano sulla questione. Pantelleria è unica proprio perché li si può piantare lo zibibbo. Questo non posso dirlo però sulla base di una tradizione, deve diventare documentazione scientifica.
Per quanto riguarda invece la Zona Franca, cosa può dirmi?
Ricordiamoci che il Parco ha già istituito le zone economiche ambientali quindi di fatto delle zone economicamente avvantaggiate ci stanno sull’isola. Sicuramente, quindi la defiscalizzazione la pretenderemo e continueremo a cavalcare quello che poi è stata il cavallo di battaglia dei 5 Stelle anche ridimensionando la terminologia, perché che si chiami Zona Franca o si chiami Regime di Tassazione Agevolata o si chiami in un altro modo, l’importante è che io vada ad abbattere le tasse. Ad esempio, all’interno del Parco si chiamano ZEA, Zona Economica Ambientale a regime fiscale vantaggioso, se poi lo vogliamo chiamare in un altro modo l’importante è che l’obiettivo si raggiunga.
Pochi giorni fa Lei ha sollevato, sui propri canali social, una questione riguardo il CIR, cosa puó dirci in merito?
Altro problema da superare è il CIR. Siamo abbastanza maturi da capire che i nostri dammusi debbano avere un riconoscimento internazionale come, ad esempio, i Trulli di Alberobello. Se siamo tutti d’accordo dobbiamo cominciare a tutelare ad ogni costo quello che abbiamo. Bisogna riconoscere che il dammuso è unico e non riproducibile. Ma soprattutto è un elemento distintivo e, in quanto tale, deve essere tutelato a qualsiasi costo. Noi come gruppo ci abbiamo sempre lavorato e continueremo sempre a farlo. Su questa questione, infatti abbiamo interpellato l’assessore regionale al turismo che si è prontamente reso disponibile. Cercheremo di portare avanti questa questione a noi molto cara coinvolgendo anche l’Amministrazione Comunale.
Pochi giorni fa il Sindaco ha denunciato una situazione riguardo l’ospedale, denunciando il fatto che rischiamo il collasso per negligenze dell’ASP. Riguardo le vostre linee programmatiche cosa avete intenzione di fare per l’ospedale?
Riguardo l’ospedale, sicuramente, qualcosa c’è e se ne sta occupando Nicola Barraco perché è qualcosa che va al di fuori delle mie competenze, quindi ho preferito delegare la questione. Personalmente l’idea di avere un ospedale di frontiera non mi dispiacerebbe. Qualora lo Stato italiano decidesse di dichiarare l’ospedale di Pantelleria quale ospedale di frontiera per me sarebbe una soluzione più che accettabile. All’interno di questa particolarità sicuramente a noi Panteschi non dispiacerebbe avere un ospedale super attrezzato. Ricordiamoci che nel 2018 noi facevamo un ragionamento, il centro di costo dell’ospedale di Pantelleria è l’ASP di Trapani, siccome si devono fare dei concorsi perché tutti questi nuovi medici non possono stare a spasso e quelli che abbiamo prima o poi andranno in pensione, abbiamo pensato che si potrebbe lasciare Trapani come centro di costo e cominciamo a pubblicare dei bandi regionali di concorso nei quali, per vincolo, si dice che per diventare medico a tempo indeterminato di ruolo, i primi 5 anni vanno fatti a Pantelleria o in un ospedale di frontiera. Questo permetterebbe che con solamente tre concorsi noi avremmo 15 anni di copertura, quindi avendo 45 medici per l’assunzione.
Invece per la questione “ospedale del Mediterraneo” che mi sa dire?
Questo è un ragionamento che va fatto ad alti livelli con Roma. Avere un ospedale del Mediterraneo è una buona idea, come l’ospedale di frontiera, però non possiamo pretendere che tutti i clandestini d’Europa sbarchino tutti a Pantelleria perché c’è l’ospedale. Quindi, tocca pure capire qual è il prezzo da pagare.
Sono il corrispondente di Punto a Capo per la Regione Sicilia, in particolare, per l‘isola di Pantelleria. Affronto le maggiori tematiche riguardanti il mio territorio, portando le notizie siciliane anche fuori dall’isola.
Cerco di trasmettere tramite i miei articoli la mia passione per la scrittura che sempre mi ha distinto e che oggi è arrivata anche a diventare metodo per la diffusione di notizie. Sono molto legato al mio territorio, questo è quello che mi porta a scrivere; oltre anche, sicuramente, alla passione che provo nei confronti delle tematiche che tratto.
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