Viaggio in Giappone con Pantelleria nel cuore

Viaggio in Giappone con Pantelleria nel cuore

25/11/2024 0 Di Lucia Boldi

Il resoconto di viaggio di Lucia Boldi in Giappone, un’esperienza forte e autentica che chiede di coinvolgere anche Pantelleria, pensiero costante anche dall’altra parte del mondo

di Lucia Boldi

Sono appe­na tor­na­ta da un viag­gio in Giap­po­ne che mi ha lascia­to una feri­ta nel cuo­re: non sarei più anda­ta via. Solo il pen­sie­ro del­la mia pic­co­la iso­la di Pan­tel­le­ria può gua­rir­mi dal­la nostalgia!

Mi sono inna­mo­ra­ta di Tokyo, del­le luci di Shi­buya e del­la vita gio­va­ne e crea­ti­va che si respi­ra a Hara­ju­ku, dei tem­pli colo­ra­ti pro­tet­ti da armo­nio­si giar­di­ni, del gran­de rispet­to per gli anzia­ni e per tut­ta la gen­te in gene­ra­le. I gene­ro­si sor­ri­si e gli inchi­ni rispet­to­si, il loro par­la­re a voce bas­sa, la dispo­ni­bi­li­tà e l’orgoglio di un popo­lo uni­to e orgo­glio­so del­la loro resilienza.

Ma Tokyo è anche Shi­n­ju­ku con i mil­le nego­zi, Omo­te­san­do, Gin­za, i giar­di­ni zen, il sushi a tre stel­le nei mez­za­ni­ni del­la metro o al 14° pia­no di un grat­ta­cie­lo di vetro, alle pic­co­le iza­ka­ia con appe­na 4 posti a sede­re dove ser­vo­no un gusto­sis­si­mo ramen per pochis­si­mi yen.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

A pro­po­si­to: ho già mes­so al col­lo in un lac­cet­to di cuo­io la mone­ti­na da 50 yen che ha un pic­co­lo buco al cen­tro e inci­si dei fio­ri di cri­san­te­mo – fio­re sim­bo­lo del Giap­po­ne lega­to alla fami­glia impe­ria­le – e pen­so che non la toglie­rò più. È il mio rin­gra­zia­men­to per tut­ta la bel­lez­za che il Giap­po­ne mi ha regalato.

Sape­te che non si fuma per stra­da e nep­pu­re si man­gia pas­seg­gian­do? Per le stra­de nes­sun cesti­no del­la spaz­za­tu­ra tra­boc­can­te di cibo mar­cio o car­tac­ce: ognu­no por­ta la pro­pria spaz­za­tu­ra fino a casa.

C’è ordi­ne ed edu­ca­zio­ne civi­ca, e tut­to sem­bra fun­zio­na­re bene: dal­la metro che ha ben 9 linee che si inter­se­ca­no alla per­fe­zio­ne per 180 sta­zio­ni, alle stra­de puli­te e pie­ne di vita sen­za moto­ri­ni o mono­pat­ti­ni che sbu­ca­no dal nul­la o clac­son di auto­mo­bi­li­sti infuriati.

Tut­to è vita, fer­men­to, ma anche cal­ma e filo­so­fia zen. Come negli onsen, i bagni ter­ma­li in cui ci si immer­ge com­ple­ta­men­te nudi. Il pen­sie­ro mi stres­sa­va, e inve­ce è sta­ta un’esperienza mol­to bel­la: uomi­ni e don­ne sepa­ra­ti, c’è pri­va­cy e rispet­to, spes­so all’aperto e cir­con­da­ti da giar­di­ni sem­bra di immer­ger­si in un ance­stra­le ven­tre mater­no, si rag­giun­ge la pace zen in pochi secon­di. L’onsen che abbia­mo scel­to era a Kinu­ga­waon­sen, una zona di mon­ta­gna, vici­no Nik­kō e l’antico san­tua­rio Tōshō­gū dedi­ca­to all’ultimo sho­gun del Giap­po­ne. Visi­tar­lo e rima­ne­re incan­ta­ti dall’atmosfera degli anti­chi tet­ti a pago­da, del­la gran­de sala dedi­ca­ta al cul­to, dei colo­ri, degli inta­gli, dell’armonia e bel­lez­za è sta­to un vero nutri­men­to per l’anima.

Dal­la fre­ne­sia di Tokyo alla tran­quil­la Kyo­to, viag­gian­do alla velo­ci­tà di 350 km/h nel luci­dis­si­mo Shin­kan­sen. Il Fuji inne­va­to ci ha accom­pa­gna­to per una pic­co­la par­te par­te del viag­gio dura­ta appe­na 2 ore. A Kyo­to abbia­mo dor­mi­to in un ryo­kan nel tran­quil­lo quar­tie­re di Gion, dove non era dif­fi­ci­le incon­tra­re le gei­she, alla sera, che si reca­va­no nei locali.

Pas­sa­re da un hotel in un grat­ta­cie­lo di Tokyo con mate­ras­so e top­per alla Bar­bie­ri, ad un sot­ti­le futon pog­gia­to diret­ta­men­te sul tata­mi con por­te in bam­boo e car­ta di riso che si affac­cia­no su giar­di­ni zen è uno scos­so­ne che ti fa vede­re la vera ani­ma del Giap­po­ne: non quel­la del turi­smo a 5 stel­le, ma quel­la anti­ca e vera.

Cola­zio­ne con zup­pa di miso, uova sode, cavo­lo e caro­te taglia­te sot­ti­lis­si­me con una deli­ca­ta sal­sa ai semi di sesa­mo e gli tsu­ke­mo­no, tra­di­zio­na­li sot­ta­ce­ti giap­po­ne­si. Nes­sun rim­pian­to per il cap­puc­ci­no e crois­sant: viag­gia­re è anche cono­sce­re nuo­vi cibi e modi di vivere.

La fore­sta di bam­bù di Ara­shiya­ma con i suoi tem­pli, la bel­lez­za uni­ca e la gra­zia del tem­pio dora­to Kin­ka­ku-ji e l’iconico Fushi­mi Ina­ri dagli infi­ni­ti torii ros­si, sono sta­ti una tap­pa indi­spen­sa­bi­le per vede­re un altro aspet­to del Giap­po­ne: Kyo­to è sta­ta capi­ta­le del Giap­po­ne per più di mil­le anni ed è pie­na di sto­ria vibran­te e di tra­di­zio­ni come il bel­lis­si­mo spet­ta­co­lo di tea­tro Kabu­ki. Per anti­co edit­to impe­ria­le le don­ne non pos­so­no reci­ta­re così anche la tra­di­zio­na­le dan­za del­la gei­sha è inter­pre­ta­ta magi­stral­men­te da un uomo travestito.

Da Kyo­to a Nara: impos­si­bi­le non visi­ta­re il tem­pio più gran­de di tut­to il Giap­po­ne con il Bud­d­ha in bron­zo di 15 metri, immer­so in un par­co dove pas­seg­gia­no più di 1000 cer­vi sacri che si lascia­no coc­co­la­re dai turisti.

Basta! Fer­ma­te­mi!

Vor­rei rac­con­tar­vi degli oma­mo­ri, degli ora­co­li del­la for­tu­na, del pro­fu­mo di incen­so, dei Kimo­no in seta fru­scian­te, del­la bistec­ca di Wag­gyu e di Kobe, ma basta!

Piut­to­sto una deci­sio­ne è d’obbligo: dovrò pre­pa­rar­mi bene per ritor­nar­vi, cioè dovrò stu­dia­re la loro magni­fi­ca e miste­rio­sa lin­gua fat­ta di sim­bo­li e segni. Mi iscri­ve­rò al cor­so di giap­po­ne­se dell’Unipant! Maga­ri potrem­mo orga­niz­za­re un viag­gio nel Sol Levan­te tut­ti insieme!